Descrizione
Il castello di Sammezzano è un’opera architettonica dalle mille sfaccettature. L’edificio si trova nell’omonima località, nel comune di Leccio. Il castello e l’area del parco circostante evocano, in un contesto atipico, una location da Le mille e una notte grazie anche alla particolare storia che ha caratterizzato sia la realizzazione che la successiva vita dell’intero complesso.
Cenni storici
Le prime tracce del castello, costruito sulla sommità di una collina, risalgono secondo lo storico Robert Davidsohn all’epoca romana. Egli afferma che nel 780 persino Carlo Magno di ritorno da Roma ha soggiornato nelle sue stanze.
Il castello di Sammezzano svolgeva il ruolo di fortezza medievale e venne impiegato da diverse famiglie aristocratiche fiorentine, come i Gualtierotti, gli Altoviti e i Medici.
Nel 1605 il Castello fu venduto a Sebastiano di Tommaso Ximenes d’Aragona, un nobile portoghese che sposò Caterina de’ Medici. La fortezza fu eredità nel 1816 da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona che ne sconvolse l’intera architettura. A partire dal 1842 iniziò un’opera che stravolse interamente l’aspetto del castello, tramutando la struttura preesistente, sulla scia della corrente dell’Orientalismo che era sempre più apprezzata in Europa durante il periodo.
Nei quarant’anni successivi il marchese progettò, finanziò e fece realizzare il parco e il castello di Sammezzano così come lo possiamo ammirare attualmente. Il castello diventa così uno tra i più importanti modelli di architettura orientalista in Italia. Stupisce che la realizzazione dei lavori fu affidata ad operai del luogo senza alcune formazione pregressa sulle tecniche da utilizzare. I lavoratori furono sapientemente istruiti in corso d’opera con un risultato finale sbalorditivo.
La ricostruzione filologica dell’apparato decorativo di Sammezzano è estremamente complessa per eterogeneità e varietà delle fonti d’ispirazione: visitare Sammezzano è come effettuare un viaggio immaginario in Oriente. Sorprende ancora di più scoprire che Ferdinando non vide mai i luoghi originali ma realizzò tutto basandosi soltanto su quanto scritto nei libri. Oggi è in stato di abbandono.
Focus narrativi
La scrittrice Gaia Servadio nel saggio Sammezzano sogno orientalista descrive così il castello: “tra le straordinarie ricchezze artistiche della Toscana, il Castello di Sammezzano ha certamente un’unicità assoluta, per la trama di straordinarie suggestioni e l’irripetibile fioritura ornamentale di questo autentico ‘fairy’. Ma Sammezzano non è soltanto una sorta di stampa anastatica dell’Alhambra di Granada e delle sue fatate seduzioni islamiche, follia immaginifica e sontuosa, affascinante e in qualche modo provocatoria, ma anche la realizzazione di un sogno di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona… Un palcoscenico di eclettismi e contaminazioni letterarie e stilistiche, dove l’incipit è dato dal bianco abbagliante e ricamato della “Sala degli Amanti”, in cui si intrecciano forme gotiche e moresche, per poi esplodere, nella fantasmagoria cromatica, degli ambienti successivi. Sale e saloni, sono animati da un’immensa volontà di ornamentazione che trae ispirazione dal linguaggio artistico moresco. Sammezzano dunque è anche sogno, fiction appassionante e accumulo storicistico: un insieme stupefacente che racconta, ancor oggi, di una personalità complessa, inquieta, orgogliosamente individuale, come il suo creatore”.
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Esistono diverse leggende legate al castello. Tra tesori nascosti e fantasmi molesti, spicca una storia legata a una coppia di leoni di pietra, che furono scolpiti con un’aria triste e malinconica poiché vennero ultimati solo dopo la morte di Ferdinando Panciatichi. La leggenda narra di una maledizione legata alle bestie di pietra: chiunque avesse profanato le statue dei leoni sarebbe destinato a soffrire la stessa morte del marchese Ferdinando, una paralisi fulminante. Purtroppo nel 2005 fu trafugato il primo leone e nel corso del 2016 anche il secondo.
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Il castello dispone di 65 sale una diversa dall’altra: alcune offrono un caleidoscopio di colori come la Sala dei Pavoni, caratterizzata da decorazioni in stucco colorato a ventaglio che riproducono la coda di un pavone, altre come la Sala delle Stelle sono caratterizzate da pareti di stucco bianco che richiamano l’Alhambra di Granada.
Spunti videoludici
Il castello di Sammezzano con le sue variopinte sale è un template perfetto per la caratterizzazione di un titolo basato sull’esplorazione di ambienti chiusi ma variegati. Ogni sala può pilotare la caratterizzazione di un livello passando da ambienti puramente bianchi, attraverso corridoi caratterizzati da arabeschi e azulejos che ricoprono le pareti, a sale contraddistinte da esplosioni di colori e giochi di luce. Di notevole interesse anche il parco circostante che definisce puntualmente i confini della location.
Fonti e link
[Bibliografia]
G. Servadio, Sammezzano sogno orientalista in Sammezzano di M. Listri, ed. Idea Books, Viareggio 2006
R. Davidsohn, Storia di Firenze, Vol. I-VIII, con l’introduzione di Ernesto Sestan (Vol. I), Firenze, Sansoni, 1956-1968, 8 volumi
[Sitografia]
ILuoghidelCuore.it
Savesammezzano.com
[Scheda Film Commission]
Film Commission Toscana