Castello di Gradara

Descrizione

Sulla sommità di una collina, nel comune di Gradara in provincia di Pesaro e Urbino, sorge il complesso del castello di Gradara, costituito dalla rocca in sé insieme al borgo che lo circonda. Una doppia cinta muraria protegge il borgo in primo luogo e, doppiamente, la fortezza, per un totale di quasi 800 metri di perimetro. Il castello fu un importante crocevia di incontri e scontri e solo negli ultimi decenni si è trasformato in una delle principali attrazioni turistiche delle Marche, sia per il suo aspetto imponente, austero e affascinante sia per la storia che lo avvolge. Il castello infatti accolse famiglie molto importanti come quelle dei Malatesta, Sforza, Della Rovere, fu teatro di scontri fra forze imperiali e papali. Il castello, poi, segue tutte le caratteristiche di una rocca medievale presenti nel nostro immaginario: arroccato su una collina, circondato dalla pianura e da una fitta boscaglia che, sulla linea dell’orizzonte, si incontra col mare. Non a caso, il nome di Gradara deriva probabilmente da grata aura, aria buona.

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Cenni storici

La costruzione del Castello iniziò intorno al 1150 per volontà di Pietro e Ridolfo de Grifo, che avevano da poco usurpato la zona al comune di Pesato. I de Grifo costruirono inizialmente solo la torre che adesso fa da mastio della struttura totale. La famiglia si inimicò il papato, che convinse e aiutò Malatesta da Verrucchio a impossessarsi della torre dei de Grifo, cominciando poi la costruzione dell’attuale Rocca. Siamo nella prima metà del XIII secolo. La rocca dei Malatesta, grazie alla doppia cinta muraria e a tre ponti levatoi, divenne praticamente inespugnabile. Nel 1445 Galeazzo Malatesta decise di vendere a Francesco Sforza il castello di Gradara per 20.000 fiorini d’oro. Il fattaccio avvenne però quando Francesco si presentò davanti al castello per entrarne in possesso: l’altro elemento della famiglia Malatesta, Sigismondo Pandolfo Malatesta, uomo d’arme, di cultura e orgoglioso mecenate si rifiutò di cedere la fortezza e di restituire i soldi. Inevitabilmente si passò allo scontro armato e Francesco Sforza, armato di cannoni, bombarde e schioppi, cinse d’assedio la rocca. Dopo 45 giorni di assedio sembrava che i Malatesta fossero sul punto di cedere, ma fra le intemperie e il tempestivo arrivo di rinforzi della famiglia assediata, gli Sforza furono costretti a cedere, ritirandosi e perdendo al contempo i soldi del pagamento. Nel 1463, pochi anni dopo, Sigismondo Pandolfo Malatesta venne scomunicato da Pio II. Il Santo Pontefice convinse Federico da Montefeltro, signore di Urbino e potente alleato papale della famiglia Sforza, a muoversi contro la rocca. In questa circostanza i signori di Rimini dovettero arrendersi e la rocca venne consegnata in vicariato dal papa agli Sforza di Pesaro. Sotto Giovanni Sforza il castello divenne un sicuro luogo di villeggiatura e rappresentanza e, nel corso dei secoli, passò per le mani di famiglie del calibro dei Della Rovere e Borgia fino al 1641, quando finì sotto il controllo dello Stato della Chiesa che lo amministrò tramite legati pontifici. Fu acquistato nel 1920 dalla famiglia Zanvettori, che lo ristrutturò e vendette allo stato italiano nel 1928.

Focus narrativi

Ogni castello che si rispetti ha i suoi miti, le sue leggende, i suoi personaggi caratteristici. Qui la leggenda più famosa coinvolge due innamorati, diventati estremamente famosi grazie alla voce di poeti del calibro di Dante, Petrarca, Boccaccio e d’Annunzio. Secondo una versione del mito, il bacio galeotto fra Paolo e Francesca prese luogo fra le mura di Gradara. I fatti sono noti e famosissimi, anche se storicamente dei personaggi si sa pochissimo. Le due famiglie dei Da Polenta e Malatesta avevano tutti gli interessi a allearsi tramite un matrimonio politico e le nozze coinvolgevano Francesca da Polenta e Gianciotto Malatesta. Visto l’aspetto estetico di Gianciotto, la famiglia dei Malatesta inviò il bel Paolo come procuratore del matrimonio, convincendo Francesca ad accettare. Il problema fu che Francesca si invaghì in maniera definitiva e la cosa fu reciproca. Fu così che, all’interno della rocca di Gradara, i due si baciarono e furono scoperti da Gianciotto, che li uccise entrambi. In realtà non si conosce bene il luogo preciso del misfatto, ma quello di Gradara è uno dei castelli più quotati, visti i cognomi delle famiglie protagoniste. Secondo le leggende i due innamorati sono ancora alla ricerca l’uno dell’altro. L’anima di Francesca vaga per le stanze del castello incapace di staccarsi dalle stanze dove visse il suo vero amore, mentre Paolo cerca la pace nei sotterranei della Rocca. Appare di notte sotto forma di una nebbiolina biancastra scrutando l’orizzonte aspettando che Francesca lo chiami.

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Come detto il nucleo originale dell’edificio consiste nella torre principale, che ancora oggi funge da mastio della struttura totale. La torre venne presumibilmente costruita con materiali di ripiego provenienti da una vicina necropoli o pieve. La torre era una struttura militare autosufficiente in cui ancora al giorno d’oggi è conservata una grande cisterna per l’approvvigionamento delle acque, che permetteva ai soldati di sopravvivere anche sotto assedio. È difficile definire con esattezza le fasi costruttive a causa dei diversi interventi di restauro, ma si sa che sotto i Malatesta la rocca assunse le caratteristiche che ancora oggi si possono notare, insieme alla doppia cinta muraria. Successivamente nell’edificio vennero modificate le torri che assunsero una forma poligonale e vennero aggiunte le scarpate, utilissime visto che alleggeriscono la parte soprastante dell’edificio dandogli maggior stabilità nell’eventualità di attacchi con armi da fuoco. I restauri della famiglia Zanvettori nel XX secolo, gestiti dall’ingegnere Umberto Zanvettori, ricrearono uno stile tipico delle residenze fra Medioevo e Rinascimento, con ambienti che si rifanno più alle sale di palazzi pubblici. L’arredo fu scelto dallo stesso Umberto che acquistò numerosi reperti di grande valore sul mercato. Il castello ancora oggi accoglie i visitatori col ponte levatoio da cui si accede al cortile, costituito da un’ampia rea triporticata. All’interno del Castello si trovano diverse sale. La sala di Tortura, collocata alla base della torre del mastio, ha subito nel tempo diverse modifiche strutturali. Al suo interno sono collocati oggetti e strumenti di tortura che, come buonissima parte di strumenti di tal genere, non sono storicamente accurati e rimangono più scenici che altro. Altra sala molto affascinante è quella di Sigismondo e Isotta, originariamente di dimensioni più modeste e oggi frutto dell’unione di più stanze. Nella parete sud sono ancora visibili le tracce del ponte levatoio che permetteva di accedere al mastio. Le altre stanze più importanti sono il camerino di Lucrezia Borgia, il salone del Leone Sforzesco, la Sala dei Putti e la Sala del Consiglio. Quest’ultima è sempre frutto del lavoro di Zanvettori, che volle esemplificare il luogo dove si svolgeva l’attività giudiziaria del signore. Anche la Camera di Francesca è degna di nota, modificata per creare tutti gli elementi del dramma: il leggio dove era posto il libro “galeotto”, i sedili, la botola tramite cui Paolo avrebbe tentato di fuggire. Ai piani superiori è presente un loggiato e una cappella. Per quanto i restauri di Zanvettori abbiano risentito dell’influenze della corrente neomedievista dei primi decenni del Novecento, il lavoro è tanto ben riuscito quanto nobile, avendo dato nuova vita a un bellissimo edificio storico, militare e turistico.

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Ci sono diversi motivi per voler girare un film alla rocca di Gradara: la sua architettura maestosa, con una doppia cinta muraria, la sua storia, visto che ospitò diversi personaggi di spicco dell’età medioevale e moderna, o i suoi miti, che si legano strettamente all’immaginario medievale e rinascimentale. Verso la metà del Novecento, divenne meta e set prediletto per la rappresentazione di importanti opere cinematografiche. È in questi anni che attori, registi, sceneggiatori vennero attirati dal castello e seguendo l’ondata dei film storici e letterari dell’epoca, girarono qui film. Uno dei primi è Condottieri di Luigi Tinker. Ha come protagonista il condottiero Giovanni Medici, figlio di Caterina Sforza, che di ritorno da un esilio decide di arruolarsi nella milizia dei Malatesta e diventare capitano di ventura creando una propria milizia, le Bande nere e rimanendo alla storia come Giovanni dalle bande Nere. Altro film ambientato in Italia centrale fu Il principe delle Volpi di Henry King, con protagonista Andrea Orsini che non si vuole sottomettere al dominio di Cesare Sforza. Non poteva mancare un fil su Paolo e Francesca, la cui storia è già stata esplorata. Roberto Rossellini scelse la Rocca, infine, per la rivisitazione del romanzo Vanina Vanini di Stendhal. Negli anni Ottanta vennero girati due film seguendo il filone vacanziero: Stesso mare stessa spiaggia di Angelo Pannacciò e Yesterday – Vacanze al mare di Claudio Risi.

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Il castello conobbe grandi famiglie e grandi personaggi. Malatesta II da Verrucchio è passato alla storia come un guerriero feroce e abile, che dopo aver ottenuto il possesso di Gradara tramite una bolla papale riuscì ad allontanare le famiglie ghibelline. Il fratello del Verrucchio, per altro, è quel Malatesta reo di aver ucciso Paolo e Francesca nel castello. Un altro Malatesta molto importante per la storia della famiglia e per le sorti del castello fu Sigismondo Pandolfo Malatesta. Orfano, crebbe nella raffinata corte dello zio e della sua consorte, Elisabetta Gonzaga, donna di alta cultura ed eleganza, appassionata di arti. Divenne signore di Rimini e da questo momento in poi dovette affrontare il fratello e signore di Pesaro Galeazzo Malatesti e il signore di Urbino Guidantonio di Montefeltro. Come già detto, il nemico più arcigno e difficile da affrontare fu Federico di Montefeltro: questo sia perché entrambi erano uomini di armi e di arte, sia perché tale Federico fu l’autore dell’assedio che fece capitolare la rocca di Gradara e sancì la fine del dominio dei Malatesta su quest’ultima. Una volta conquistata da Federico, la rocca venne ceduta ad Alessandro Sforza, signore di Pesaro, che consolidava così il regno sull’Italia centrale, forte dell’appoggio del fratello Francesco Sforza a Milano e dell’alleanza col duca di Urbino.

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Un altro personaggio importante della famiglia Sforza è lo sfortunato Giovanni, che andò in matrimonio con la bellissima e famosa Lucrezia Borgia, figlia di Alessandro VI e sorella di Cesare Borgia. Il matrimonio durò solo quattro anni e venne annullato visto il cambio della politica del papa, che mirava a un matrimonio più vantaggioso. Il papa non era nuovo a questi cambi di programma, e secondo la leggenda chi non era disposto a separarsi da Lucrezia veniva ucciso col veleno. Giovanni fu costretto a firmare il falso, dichiarando di essere impotente per evitare di essere eliminato. La tradizione ha fatto passare alla storia Lucrezia come depravata e meschina, ma da un punto di vista prettamente storico la donna era coraggiosa e abile. Inevitabilmente, essendo soggetta ai piani politici del padre dalla tenera età di undici anni, le leggende e dicerie non tardarono ad arrivare. Anche in questo caso, la sua figura si associa a un evento a sfondo sessuale. Giovanni, morto il papa poté comunque rientrare nel castello dove, dopo aver preso di nuovo moglie, diede uno slancio artistico e architettonico molto importante. Lucrezia, invece, finì i suoi giorni a Ferrara in sposa ad Alfonso d’Este con cui creò un rapporto di profonda amicizia se non di amore e a cui diede un figlio, Ercole d’Este, importante comandante e Duca di Ferrara. Purtroppo, morì pochi mesi dopo aver partorito.

Spunti videoludici

Il Castello di Gradara rappresenta un’immagine autentica di come fosse un castello medievale, non stereotipata nonostante i restauri. Parlando del sito in sé per sé il risultato è molto affascinante. Il castello è possente, impostato, arroccato con vista sul mare e sulle foreste. Non manca nulla per ambientarvi un assedio, una storia d’amore o semplicemente una base fortificata per i fini di una storia d’avventura. Restando sul videogioco d’avventura, le dinamiche che si possono creare in un castello sono praticamente illimitate: può essere una base operativa, vi si può svolgere un assedio, può essere un forte da ricostruire, da difendere, da cui partire, l’elenco è veramente lungo ma non ci sono limiti alla fantasia. Dal punto di vista storico, inoltre, molti grandi personaggi sono vissuti fra queste mura e alcuni di questi hanno pesantemente influenzato le vicende storiche italiano in epoca medievale e moderna. Il Castello quindi si presta benissimo a tantissime dinamiche videoludiche, storicamente accurate o meno.

[Bibliografia]

– Dal Poggetto Paolo, Valazzi Maria Rosa, La Rocca di Gradara, Scala, Firenze, 1988;

[Sitografia]

Castello di Gradara
Castello di Gradara
Il mito di Paolo e Francesca a Gradara
Rocca di Gradara

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