Descrizione
Il Castello di Carini è una fortezza medievale costruita all’epoca della dominazione normanna dell’isola. Come la maggior parte dei castelli in Sicilia, divenne ben presto struttura residenziale. Le vicende del castello si intrecciano con la storia della famiglia La Grua Talamanca, che mantenne la baronia della città di Carini per ben quattro secoli. Al castello è legata la leggenda del fantasma della Baronessa, basata su fatti storici realmente accaduti.
Cenni storici
La costruzione del castello venne condotta da Rodolfo Bonello, conte normanno al seguito di Ruggero I, tra il 1075 e il 1090, su una rocca che domina tutta la città. Edificato su rovine di precedenti strutture (come evidenziato da recenti scavi), il castello venne ristrutturato nel corso dei secoli ad uso e consumo della nobiltà che vi abitava.
Tra il 1200 e il 1400 si succedettero più famiglie, fino a quando i La Grua ottennero la baronia di Carini e, di conseguenza, il suo castello. Gli ambienti molto ampi, le mura di grandi dimensioni e le sale moderne fatte costruire nel corso dei secoli fanno di questo castello uno degli esempi meglio conservati dell’isola, in cui è possibile ammirare le varie dominazioni succedutesi. Gli ambienti sono noti soprattutto per la leggenda del fantasma della Baronessa di Carini, Laura Lanza di Trabia.
Focus narrativi
La vicenda biografica della Baronessa riporta a un fatto di cronaca nera accaduto nel 1563, oggetto di romanzi e trasposizioni televisive nel ‘900. La donna ancora quattordicenne venne data in moglie a Vincenzo La Grua-Talamanca con cui ebbe ben otto figli. Da tempo Laura coltivava una relazione extraconiugale con il cugino del marito, Ludovico Vernagallo; la storia racconta che il padre della ragazza colse sul fatto i due amanti e che li uccise entrambi (l’azione contro l’adulterio era consentita dalla legge all’epoca). Sulla veridicità della morte dei due ragazzi sono stati ritrovati gli atti di morte, tuttora conservati presso l’archivio storico della Chiesa Madre di Carini. Don Cesare Lanza, padre della ragazza e ipotetico autore dell’omicidio, si premurò di mettere a tacere la faccenda fino a quando, alla fine dell’800, lo studioso Salvatore Salomone Marino ricostruì l’intera vicenda, alimentando racconti orali, leggende e trasposizioni del triste episodio.
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L’episodio tuttavia è stato negli anni ripreso da diversi studiosi, grafologi e criminologi, che ne hanno sempre evidenziato le lacune nelle sue ricostruzioni. Alcuni fatti non convincono del tutto, come l’effettiva colpevolezza del padre della Baronessa. Tra le ipotesi avanzate ce n’è una che vedrebbe infatti il marito di Laura nei panni del duplice omicida e il padre di lei assumersene le colpe davanti al governo spagnolo. Ma la vicenda, nonostante le varie scoperte d’archivio, rimane un caso complesso, fatto di lettere falsificate e lacune storiche. Recentemente, nel 2014, si è verificato il ritrovamento della tomba della Baronessa Laura (fino ad allora mai rinvenuta) a Palermo, presso la Chiesa di San Mamiliano.
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La morte dei due amanti ha generato nei secoli la leggenda che il castello fosse infestato dal fantasma della Baronessa Laura, il quale vaga senza pace per le stanze della grande struttura. Secondo la leggenda, ogni 4 dicembre apparirebbe l’impronta insanguinata della mano della donna, nella parete della stanza in cui avvenne il delitto. Con ogni probabilità si tratterebbe di una traccia di una scultura di origine araba, precedente al fatto di sangue (la scultura sarebbe identificata con la cosiddetta “mano di Fatima”, simbolo di buona sorte).
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Esempio suggestivo di spazi mondani è il salone delle feste, con soffitto ligneo a cassettoni. Qui è presente una piccola porta nella parte sinistra della sala che porterebbe alla stanza in cui avvenivano gli incontri tra Laura Lanza e l’amante Ludovico Vernagallo.
Spunti videoludici
Fatti di cronaca nera, amanti e storie d’amore, fantasmi che si aggirano per il castello: gli ingredienti per una narrazione intrigante sono serviti su un vassoio d’argento. Una trasposizione videoludica potrebbe per esempio concentrarsi sul doppio binario dei fatti storici e della loro ricostruzione, in una sorta di percorso parallelo a tappe che sveli i veri dettagli di quanto accaduto. In tal senso, possono accorrere in aiuto dello sviluppatori i documenti storici che sono stati alla base delle ricostruzioni, così come gli studi e le ricerche compiuti da Salvatore Salomone Marino.
Fonti e link
[Bibliografia]
Salvatore Salomone Marino, La baronessa di Carini. Leggenda storica popolare del sec. XVI in poesia siciliana, Palermo, L. Pedone Lauriel, 1873.
Luigi Natoli, La baronessa di Carini, Palermo, Flaccovio, 1987 (ristampa).
Giovanni Antonio di Giacomo, La baronessa di Carini: “storia” popolare del secolo XVI, Firenze, G. d’Anna, 1958.
Vincenzo Badalamenti, Il castello e la baronessa di Carini, Palermo, Bellanca, 1975.
Michele La Tona, La vera storia della baronessa di Carini, Palermo, Bellanca, 1975.
[Sitografia]
GiornalediSicilia.it
LaStampa.it