Castello di Breno

Descrizione

Il Castello di Breno sorge al centro del paese omonimo in Valle Camonica. Posta su una cresta naturale, già sede di civiltà preistorica, la rocca fu costruita a partire dall’XI secolo per sorvegliare la valle. Perse funzione strategica nel 1598.

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Cenni storici

Il Castello sorge al centro del paese di Breno, in posizione strategica di controllo sulla Valle Camonica già sede di civiltà preistorica. Nel Medioevo, durante la travagliata epoca comunale e della rivalità fra Guelfi e Ghibellini, la Val Camonica fu aspramente contesa tra le forze in opposizione: ciò spinse i dominatori di turno alla fortificazione della collina, che già intorno alla metà del XIV secolo era completamente cinta da mura, inaccessibile se non attraverso una torre. Soggetta al Ducato di Milano dal 1292, la rocca fu testimone delle lotte tra veneziani e milanesi per il controllo della valle, arrivando persino ad essere teatro di ben due assedi (1438 e 1453). Nel 1454, con la pace di Lodi, i territori bresciani e camuni divennero definitivamente dominio della Serenissima.
Controllato brevemente dai francesi all’inizio del XVI secolo, il Castello venne abbandonato già nella seconda metà del secolo e venduto nel 1598 al Comune di Breno.
Dopo essere stato utilizzato a lungo come cava di pietre, il Castello divenne punto di ritrovo e intrattenimento per tutto il paese. Restaurato nel XX secolo, al giorno d’oggi è una delle maggiori attrazioni turistiche della Valle Camonica e sede di eventi d’intrattenimento.

Focus narrativi

La presenza umana sulla collina, dove sorge il Castello, è documentata da numerosi resti risalenti al paleolitico: l’area era privilegiata principalmente per la caccia e per le frequentazioni rituali. Al di sotto dell’attuale torrione ghibellino, sono presenti i resti di un’abitazione neolitica e di una statuetta della Dea Madre. Numerosi utensili, vasi e sepolture rinvenute, costituiscono un’importante testimonianza della cultura dei Camuni, popolo celtico che abitò l’area dal neolitico fino all’epoca romana.

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Nel gennaio 2019 sono stati rinvenuti resti umani nella piazza sottostante la rocca, risalenti al basso Medioevo. Una fossa comune contenente scheletri umani mutilati, invece, venne ritrovata a ridosso delle mura e fatta risalire al periodo delle guerre tra Milano e Venezia.

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Durante il Medioevo la Valle Camonica fu a lungo teatro di lotte e guerre, che determinarono la genesi del Castello di Breno. Dopo la dominazione longobarda (586-774), i territori valligiani passarono, per ordine di re Carlo Magno, ai monaci di Saint Martin de Marmoutier di Tours, che possedettero la zona fino al 1050. A questa fase risale la costruzione della chiesa di San Michele arcangelo, struttura più antica del Castello di Breno, edificata su una precedente chiesa longobarda. La Valle si amministrò, poi, semi-autonomamente per alcuni anni: sulla rocca venne costruita la sede di un comune rustico, dotato di organi giuridici e amministrativi.

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Le discese da parte di Federico Barbarossa (1154, 1164, 1166) e i privilegi concessi alla comunità valligiana, testimoniano l’interesse imperiale per l’area, considerata altamente strategica. In questo periodo, forse per iniziativa imperiale, iniziò la costruzione della cinta muraria. Le accese rivalità fra Guelfi e Ghibellini (XIII sec.), che in Val Camonica furono più legate al mero controllo territoriale che alle sorti dell’Impero e del Papato, portarono alla contemporanea costruzione sul colle di Breno di una casa-torre ghibellina e una guelfa. Dopo le numerose lotte tra famiglie nobili guelfe e ghibelline e dopo la sanguinosa repressione della grande rivolta camuna del 1287, Brescia decise di pacificare la Valle attraverso l’arbitrato di Matteo Visconti, il cui lodo stabilì la fedeltà dei valligiani al Ducato di Milano e al Comune di Brescia. Nel 1337 i Visconti presero pieno possesso dell’area e della rocca brenese e trasformarono i palazzi civili arroccati sul colle in una vera e propria roccaforte militare. A seguito della pace di Lodi (1454) i veneziani apportarono alcune modifiche per rendere il castello più adatto a subire la povere da sparo.

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Il Castello di Breno venne due volte conquistato dal capitano di ventura Francesco Bussone, detto il Carmagnola: la prima volta al soldo dei Visconti, la seconda per conto della Serenissima. Agli inizi del XV la Rocca si ritrovò a rivestire interesse strategico nella lotta tra i Visconti ed i Malatesta: nel 1404, infatti, Pandolfo III Malatesta si era impadronito dei territori bresciani e nel 1407 quelli bergamaschi. Nel 1421, i Visconti inviarono dunque il Carmagnola, che incontrò e sconfisse le truppe di Pandolfo presso il Castello di Breno. Quando nel 1425 scoppiò la guerra tra Milano e Venezia, Carmagnola si mise al servizio delle Repubblica Serenissima. A seguito della battaglia di Maclodio, nel 1927 i Visconti furono costretti a sguarnire la Valle Camonica, permettendo a Bussone di giungere fino a Breno e di conquistarne il Castello per la seconda volta, consegnando la Valle a Venezia.

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Il Castello di Breno subì ben due assedi. Nel 1438, Pietro Visconti discese in Valle per contrastare il potere dogale. Gunto a Breno mise il castello sotto assedio per sei mesi. La rocca resistette a oltranza sotto la guida di Pietro Contarini, finché da Brescia non giunse Pietro Avogadro in soccorso, che ruppe l’assedio. Milano fu costretta a ritirarsi. Il Castello venne riparato e destinato a semplice caserma ma pochi anni dopo i milanesi ci riprovarono.
Tra il 1453 e 1454 Morello Scolari, capitano di ventura al soldo degli Sforza, sferrò un fulmineo attacco alla Valle Camonica, aiutato dall’uso delle armi da fuoco, che mai prima di allora erano state viste nella valle. Giunto ad assediare il Castello di Breno, Scolari trovò un’accanita resistenza da parte dei brenesi, capitanati ancora una volta da Pietro Contarini e dal cavaliere Decio Avogadro. Non riuscendo ad avere la meglio, il duca di Milano richiamò Morello e inviò Sacromoro Visconti e Bartolomeo Colleoni, forti di 1500 cavalieri. La rocca brenese cadde, ma il dominio milanese cessò quasi immediatamente: la pace di Lodi del 1454 pose fine alle dispute tra Milano e Venezia.

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Nel castello sono ancora conservate alcune sculture lignee, un crocefisso del Romanino e un salterio miniato.

Spunti videoludici

Il colle del Castello di Breno mostra tracce umane antichissime. La presenza della misteriosa civiltà camuna, i resti di culti pagani, i ritrovamenti archeologici e le violente vicende medievali e rinascimentali, donano alla collina della rocca un alone di mistero unico. Nonostante lo scorrere del tempo abbia slavato la memoria storica dei tempi passati, ciclicamente la terra restituisce al presente i resti di qualcosa (o qualcuno) che ricorda brutalmente ai presenti che la Valle è più antica di quanto si sospetti. Il colle di Breno è il testimone silenzioso ma complice della storia della Valle Camonica.

La storia del Castello di Breno è un’interessante testimonianza di una fortezza di confine, di un piccolo paese incassato in una valle, che più di una volta si trovò coinvolto nelle vicende di forze lontane. Interessante è come i grandi avvenimenti che interessarono l’Italia e l’Europa medievale, come ad esempio lo scontro tra l’Imperatore e il Papa, vennero sempre declinati con i ritmi e le logiche locali, riducendosi spesso a schermaglie di potere tra famiglie nobili valligiane. Può essere spunto per una narrazione inusuale, con un focus sulla storia della Valle, tenendo la “grande storia” solo sullo sfondo. Le numerose famiglie aristocratiche e le loro case-torri potrebbero esserne i protagonisti ideali.

Il Castello venne utilizzato in passato anche come residenza ma fu costruito per esigenze militari. La struttura è funzionale, ordinata e presenta tutte le caratteristiche tipiche (e stereotipate) di una fortezza medievale. Le mura possono inoltre “vantare” di aver subito ben due assedi. Il Castello di Breno, pertanto, può essere un perfetto modello di castello medievale ideale.

La storia ha portato sotto le mura del Castello numerosi capitani di ventura, mercenari e condottieri: molti di essi furono personaggi storici interessanti e carismatici, con storie personali intriganti, come ad esempio il Carmagnola. Altri, come Pietro Contarini, sono praticamente sconosciuti al di fuori del bresciano ma ugualmente degni di nota. La vita di questi avventurieri e soldati può essere spunto sia per descrivere un importante capitolo della storia militare europea, sia per raccontare vicende talvolta talmente affascinanti da sembrare romanzate.

[Bibliografia]

– AA.VV., La rocca di Breno tra preistoria e storia «Quaderni Brenesi 1», Travagliato, Edizioni Torre D’Ercole, 2012.
– Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Pisogne, Pietro Ghitti Librajo, 1870.

[Sitografia]

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