Descrizione
Il territorio del Castello Carrarese ad Este si estende su una superficie di oltre 4 ettari di terreno, circondato da oltre un chilometro di mura fortificate poste a formare un poligono di 18 lati irregolari. Fin dalla sua costruzione, il Castello ha avuto funzioni militari difensive, grazie all’imponente sistema di rocche e torri disperse sia all’interno che all’esterno del perimetro murato. Oltre al breve periodo di utilizzo come residenza nobiliare di campagna, il Castello oggi proprietà del Comune di Este annovera un museo che custodisce i reperti della famiglia Estense e dei giardini interni accessibili al pubblico. Il colle sul quale è situata questa struttura, il colle del Principe, fa parte del Parco Regionale dei Colli Euganei ed è circondato dai resti del fiume Sirone che forniva in epoca medievale un’ulteriore mezzo di difesa naturale.
Cenni storici
La storia del castello non è del tutto documentata; tuttavia, tramite opere di ricostruzione storica, abbiamo oggi delle versioni verosimili molto attendibili, che probabilmente poco si discostano dalla realtà.
Tra il IX e il X secolo d.C. i territori di Este, distrutti dai barbari e dalle inondazioni nel 589 d.C. quando la città portava ancora l’antico nome di Ateste, tornano a splendere grazie alla casata degli Obertenghi, poi casata d’Este (o Estense). Ed è proprio al marchese Alberto Azzo II che possiamo attribuire la più antica prova della fondazione di questo castello, risalente al 1056 d.C., anche se fino all’arrivo del figlio Folco I più che di un vero e proprio castello possiamo parlare di una dimora fortificata e protetta dalle mura.
Il castello divenne meta di trovatori e poeti, almeno fino alla morte di Azzo VI, al quale succedette il figlio, Aldobrandino. Fu proprio sotto di lui che il castello subì il primo di molti assalti, guidato in questo caso da Ezzelino II, condottiero veronese, il quale riuscì a piegare Aldobrandino. Gli Estensi riuscirono nel 1238 a riconquistare il castello per poi perderlo di nuovo nel 1249 in seguito a un altro assedio sempre per mano di Ezzelino. La vittoria finale sul campo di battaglia spettò agli Estensi, che nel 1259 riuscirono a riprendersi Este, ma abbandonarono la loro terra per spostarsi a Ferrara, permettendo così a Padova di riprendersi il castello. Cangrande I della Scala condusse un brutale assalto che portò alla distruzione di mura e torri del castello nel 1317, ma nel 1388 con l’intervento di Venezia, Este rimase dominio padovano sotto Jacopo da Carrara, primo principe della Signoria dei Carraresi da cui il castello tutt’oggi prende il nome. Non abbiamo notizie di altre guerre che coinvolgano la fortificazione estense, che venne in seguito comprata dai Mocenigo come residenza di campagna.
Nel 1885 partì una lunga trattativa coi signori da Zara, che durò ben due anni. Alla fine, nel 1887, il comune di Padova riuscì ad acquistare dai da Zara il territorio del castello, destinando gli spazi verdi dell’ala ancora intatta al pubblico, mentre all’interno troviamo la sede del Museo Nazionale Atestino, con collezioni uniche nel loro genere.
Focus narrativi
Una bizzarra leggenda popolare narra di come al di sotto del torrione principale vi sia un tunnel segreto. Questo enorme sotterraneo collegherebbe il castello alla Rocca di Ponte della Torre, altra fortificazione di difesa medievale. Il problema è che questo tunnel dovrebbe essere lungo quasi 3 km, senza contare le difficoltà strutturali del territorio, che renderebbero quest’opera di difficile sviluppo anche con i mezzi tecnici che abbiamo a disposizione ora.
A proposito di passaggi segreti, un’altra leggenda vedrebbe protagonista la principessa Beatrice d’Este, fuggita tramite una porticina ricavata nella cortina di mura dietro il mastio per poi farsi suora nel monastero del Colle Salarola. Racconto poco attendibile, poiché il muro attraverso la quale sarebbe scappata sarebbe stato eretto ben un secolo dopo i fatti narrati in questa vicenda.
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La bandiera del comune di Este è tutt’oggi fortemente influenzata dal castello e dalla sua storia. La prima araldica, ossia stemma medievale, a noi giunta risale al 1666, dove il castello viene raffigurato con il mastio centrale e due torri leggermente più basse poste ai lati, in modo simmetrico, e con la punta a cono. Si passò poi nel Settecento a un’immagine meno stilizzata del castello, con un’importante aggiunta ossia una croce latina sul portone. In seguito sopra quella croce sarebbe stato posizionato un leone di S. Marco, a riprova del lungo periodo di dominazione veneziana sul territorio di Este. La bandiera di oggi è formata da uno sfondo giallo oro, con una croce latina rossa ad attestare la partecipazione di Este alle crociate, e in alto a sinistra lo stemma del castello in rosso, con tanto di sopracitate croce latina sul portone e il leone alato di S. Marco. Poco sopra lo stemma troviamo una corona, che però è marchionale, e non turrita come quelle di molte altre città italiane.
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Fino al 1933 fuori dalle mura era situata la “giassàra” (ghiacciaia in dialetto padovano), ossia un’enorme cella sotterranea in cui venivano conservate lastre di ghiaccio e neve invernale. In quel punto, i venti che scendevano dalle montagne e l’ombra della torre creavano l’ambiente ideale per la conservazione tramite congelamento. Tutt’attorno erano situate delle piccole celle, utilizzate dai macellai della zona per conservare la carne, mentre il ghiaccio era prelevabile con ricetta medica per i malati. Purtroppo, la ghiacciaia fu demolita e i suoi mattoni vennero utilizzati per la costruzione del Campo sportivo comunale, mentre le casupole circondanti vennero abbattute già alla fine del 1800, tra cui la bottega di un rinomato fabbro di ferro battuto.
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Oltre al Castello residenziale della famiglia estense, il territorio circostante è costellato di fortini e torri che fungevano da prima linea di difesa e avamposti di comunicazione tramite un sistema di vedette che le connettevano al mastio. Oggigiorno non abbiamo quasi più tracce di queste fortificazioni, se non per fonti dirette e ricostruzioni storiche. Tra questi fortini e torri, la struttura con una storia più databile e attendibile è la Rocca di Montebuso. Situata ai piedi della collinetta di Montebuso, la rocca fu distrutta all’inizio del 1300 ma oltre due secoli dopo venne ristrutturato il pianterreno per trasformarlo in una cappella dedicata all’apparizione della Vergine Maria. La chiesetta venne così chiamata dal popolo Madonna delle api o Madonna della torre, stando alle testimonianze vescovali del 1670. Oggigiorno abbandonata, la rocca è ancora parzialmente integra con la parete nord formata da pietre e mattoni rossi che ne attestano l’antichità.
Spunti videoludici
Il castello ha una duplice natura: quella di residenza nobiliare e di costruzione fortificata a scopo difensivo. Questa flessibilità d’utilizzo permette di gestire la zona del castello e l’intero circondato in modo molto libero. Funzionerebbe sia come struttura medievale esplorabile, con tanto di passaggi segreti come nelle leggende popolari, come luogo da assediare o da difendere, rievocando le numerose battaglie che la fortezza ha visto al suo tempo.
Il castello potrebbe inoltre essere un’area sbloccabile solo dopo aver collegato e “attivato” i meccanismi posti sui fortini e torri circostanti che darebbero libero accesso al castello, in una struttura a livelli che permetterebbe al giocatore di esplorare torri abbandonate o distrutte e rocche sopravvissute trovando tesori nascosti o interessanti risvolti di trama. Oppure il castello potrebbe risultare abbandonato, come del resto è stato dal XIV al XV secolo, creando un ambiente inquietante ed ostile, di difficile accesso anche tramite il fiume che circondava il colle. Essendo un luogo ricco di ritrovamenti ma avvolto dal mistero, missioni di esplorazioni o di ricerca oggetti si adatterebbero perfettamente alla conformazione territoriale, che in parte pianeggiante e in parte collinare permetterebbe di creare anfratti nascosti e un’esplorazione verticale di determinate zone.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Bortolami, S., Città murate del Veneto, Padova, Silvana Editoriale, 1988, pp. 65-72;
– Gallana, C., Il castello e le rocche estensi, Este, Atestina, 1975, pp. 5-129
[Sitografia]
ColliEuganei.it
[Scheda Film Commission]
Veneto Film Commission