Descrizione
Casola Valsenio è un piccolo comune della provincia di Ravenna, situato nella parte alta della valle del Senio, fiume che attraversa interamente i suoi territori. Pur essendo un luogo inerpicato tra le montagne, le sue radici storiche partono fin da epoche molto antiche, come testimoniano resti di accampamenti Etruschi e Romani. La zona è conosciuta come la piccola Provenza italiana, per la coltivazione di numerose piante medicinali, tra cui spicca la lavanda. Questo legame con le erbe mediche ha portato alla creazione del Giardino delle Erbe e di una Strada della Lavanda, oltre che alla presenza di numerose attività culturali in questo settore. Casola Valsenio è anche uno dei luoghi più importanti della Resistenza italiana ed è stato teatro di numerose attività militari nel biennio finale della Seconda guerra mondiale.
Cenni storici
Numerosi resti archeologici testimoniano come la valle in cui si estende Casola Valsenio fosse abitata sin da tempi remoti, essendovi state trovate tracce di Etruschi, Galli e Romani.
Solo intorno all’anno Mille venne messa in atto una prima massiccia bonifica dei territori, cui conseguì la costruzione di un’abbazia benedettina. Queste portarono, oltre all’aumento dei terreni utilizzabili dall’uomo, all’incremento della popolazione che li abitava. Alcuni documenti storici attestano che nel 1126 fosse già presente un castello fortificato, che sorgeva però più in alto rispetto all’attuale Casola. Solo nel 1216 troviamo tracce del paese vero e proprio, probabilmente edificato a seguito della distruzione del castello, che aveva costretto gli abitanti a trovare una nuova sistemazione alcuni chilometri più a valle. Nel 1424 l’intera zona passò sotto il controllo del Ducato di Milano, per arrivare poi a una serie di passaggi di potere tra Venezia, Forlì e di nuovo Milano, finendo poi, nel 1506, sotto lo Stato Pontificio. Nel 1523 si registra uno degli avvenimenti storici più importanti per Casola, che fu vittima di un attacco delle truppe della vicina Imola, durante cui andò distrutta gran parte del paese. L’accaduto viene ricordato come la Battaglia delle Botti. Sul finire del secolo i Medici di Firenze conquistarono la zona, che tornò sotto il dominio dello Stato della Chiesa solo sul finire del XVIII secolo. Nel 1855 Casola fu duramente colpita dall’epidemia di colera che flagellò l’Italia, contando 131 vittime, numero notevole considerando che la popolazione totale della zona non superava i 1300 abitanti. Durante il ventennio fascista Casola subì numerose violenze, tra cui spicca l’assassinio del dirigente socialista Luigi Sasdelli. Finì poi per essere un punto nevralgico della Resistenza italiana, ospitando numerose formazioni partigiane organizzate e che svolsero un ruolo importante durante lo scontro tra Alleati e tedeschi. Proprio per questo, il comune è stato insignito della Croce di Guerra al valore militare per i sacrifici dei cittadini e l’impegno dei partigiani.
Focus narrativi
“Vivaio di fieri cittadini animati da profondo amor patrio ed ardente desiderio di libertà, coraggiosamente sostenne e alimentò la lotta contro il nemico oppressore. Sopportò con fermezza sacrifici e distruzioni, offrendo alla causa della Resistenza dolori, sangue e lutti”. Questa è la motivazione che ha portato, nel 1985, l’allora presidente della Repubblica a insignire il comune della Croce di guerra al valore militare. Infatti, dopo aver subito a lungo le violenze fasciste, compreso l’assassinio di un dirigente del partito socialista nella piazza del paese, la comunità intera svolse un ruolo fondamentale durante la Resistenza. Già prima del 1944 erano entrate in azione alcune formazioni partigiane organizzate, che aiutarono attivamente gli Alleati a liberare la zona dal controllo tedesco, non senza però gravi perdite di vite. Oltre a questo, durante gli scontri che avvennero durante la ritirata tedesca andarono distrutti il municipio, varie scuole e ponti.
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A cavallo del XII e XIV secolo, Casola era sotto il dominio della casata dei Pagani, come anche le zone circostanti. Tra i membri della famiglia spicca il marchese Maghinardo Pagani, condottiero e politico che riuscì, attraverso un continuo trasformismo politico tra guelfi e ghibellini, a ottenere una propria signoria in quelle zone. Maghinardo è stato anche citato da Dante nella Divina Commedia, ma non certo con parole lusinghiere. Il Sommo Poeta, infatti, lo colloca nel girone dei falsi consiglieri dell’Inferno, a causa proprio del suo famoso trasformismo politico, che lo portò, addirittura, a essere conosciuto come “guelfo di Toscana e ghibellino di Romagna”.
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L’epidemia di colera che colpì l’Italia tra il 1854 e il 1855 non risparmiò neanche il piccolo comune di Casola Valsenio, nonostante fosse relativamente isolato nell’alta valle del Senio. Nel 1855, infatti, 218 persone furono infettate dal morbo e, di queste, 131 persero la vita. Il paese fu stravolto dall’accaduto, visto che intere famiglie morirono quell’anno, dato anche che la popolazione dell’epoca non superava le 1300 persone. Questo significa che, durante l’epidemia, morì circa una persona su dieci a Casola.
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Il primo edificio a sorgere sul territorio del comune di Casola Valsenio fu l’abbazia di San Giovanni Battista, fondato originariamente come monastero benedettino attorno all’anno Mille. Proprio i monaci iniziarono e portarono avanti fino al XV secolo lavori di bonifica sui terreni circostanti, che, grazie a ciò, diventarono abitabili e coltivabili spingendo così la colonizzazione fin sull’alta valle del Serio. Negli anni Duemila, l’abbazia è stata sede di alcuni scavi archeologici volti a riportarne alla luce la struttura originaria. Grazie a questi lavori sono state riportate alla luce le fondamenta del primo edificio e alcune parti del pavimento. Nel 2011 gli scavi sono stati espansi a seguito della scoperta di una possibile struttura al di sotto del pavimento, risalente a prima dell’edificio benedettino. Gli addetti ai lavori hanno scoperto la presenza di una cripta, risalente al VII secolo, di cui nessuno era al corrente. Questo ritrovamento ha destato abbastanza scalpore e creato un alone di mistero intorno le origini di Casola, dato che, fino a quel momento si pensava che il monastero benedettino fosse stato il primo insediamento umano della zona.
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Alfredo Oriani nacque a Faenza nel 1852, ma passò gli ultimi anni della propria vita proprio a Casola Valsenio, dove si era trasferita la sua famiglia mentre lui era dedito agli studi di legge universitari. Oriani fu un prolifico scrittore e le sue opere spaziano dei romanzi ai trattati politici, passando per alcuni componimenti poetici e storici. In vita, Oriani non conobbe la fama e la notorietà, che invece ebbero le sue opere dopo la sua morte, specificamente durante il periodo fascista. L’unico letterato a considerarlo fu Benedetto Croce, che esaltò il suo pensiero antipositivista e il suo forte storicismo. Alcune sue opere politiche, in cui descriveva la sua idea di Stato ideale come un potere forte, che attivo in molti ambiti della vita sociale, vennero usate a posteriori dai dirigenti fascisti. Questi indicarono Oriano come precursore dei valori del partito: lo stesso Mussolini curò alcune sue pubblicazioni in prima persona.
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Nel 1523, Casola Valsenio venne attaccata dalle truppe imolesi, che distrussero gran parte degli edifici. Gli abitanti cercarono quindi rifugio nella Rocca della famiglia Ceroni, a quel tempo la più importante del paese, e riuscirono a resistere all’assedio. Il giorno seguente, i casolani riempirono delle botti di sassi e le lanciarono sulle truppe nemiche, costringendole a un’immediata fuga. L’evento, chiamato Battaglia delle Botti, è tuttora al centro della tradizione di Casola, come attestano le periodiche rievocazioni che avvengono nel paese.
Spunti videoludici
La misteriosa cripta rinvenuta nel 2011 sotto le fondamenta dell’abbazia di San Giovanni è un affascinante spunto offerto dal comune di Casola Valsenio, proprio perché non se ne conosce l’origine, essendo del VII secolo, ben trecento anni prima della fondazione del monastero benedettino. L’esplorazione delle sue stanze e la scoperta del mistero sarebbero sicuramente un’esperienza suggestiva da poter inserire in un videogioco.
Non mancano, però, anche spunti “bellici”, dati sia dalle numerose battaglie medievali, sia dalla sanguinosa Resistenza che ha avuto luogo in questa valle. Tra le battaglie medievali, sicuramente la Battaglia delle Botti è la più caratteristica del luogo, e potrebbe essere spunto anche di minigiochi o addirittura centro vero e proprio di un gioco che miri a ricostruire fedelmente l’evento. Per quanto riguarda la Seconda guerra mondiale, Casola è stato teatro sia di duri scontri tra Alleati e tedeschi, trovandosi proprio lungo la famosa Linea Gotica, sia di resistenza partigiana organizzata. Ecco che il posto si presta come perfetta ambientazione per raccontare aspetti della liberazione dell’Italia dal punto di vista sia degli Alleati che dei partigiani.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Bosco U., Reggio G., La Divina Commedia – Inferno, Firenze, Le Monnier 1988.
– Croce B., Oriani A., «La Critica», VII, Bari, Laterza 1909.
– Mattioli A., Sangiorgi G., La Resistenza sui monti di Casola, Casola Valsenio, Amministrazione provinciale di Ravenna, Comunità Montana dell’Appennino faentino, Pro Loco di Casola Valsenio, 1994.
[Sitografia]
Comune di Casola Valsenio
Ravenna Notizie