Descrizione
Con Carro di Fontanarosa, solitamente, ci si riferisce sia al Carro stesso e alla sua composizione, sia alla festa che lo vede protagonista e trainato per i vicoli del paese, il 14 agosto di ogni anno, data dopo il quale viene lasciato in piazza per una settimana per essere ammirato staticamente, come un vero e proprio obelisco. Il Carro riconnette un passato contadino e pagano a una tradizione moderna e cristiana, e rappresenta uno dei motivi di festa maggiori del borgo.
Cenni storici
L’usanza di costruire una sorta di obelisco in onore di Santi e Patroni prende vita durante l’epoca moderna e si rifà alla tradizione pagana di venerare la Terra in quanto procreatrice (Demetra nell’antica Grecia, o Cerere per i romani, ad esempio) e dispensatrice di favori per i contadini. Tale usanza si diffuse in tutto il Mezzogiorno, come attestato dalla sopravvivenza ai giorni nostri di ben tre Carri nella sola Irpinia (Flumeri, Fontanarosa e Mirabella Eclano). Nucleo centrale della venerazione era ovviamente il grano, di cui ancora oggi è composto il Carro di Fontanarosa, la cui prima costruzione moderna risale al 1860, per impulso di un artista napoletano, Generoso Martini.
Focus narrativi
La costruzione dei Carri sembra diffondersi intorno alla metà del XVII secolo, principalmente come “macchine da festa”, laddove le feste del tempo avevano chiari riferimenti religiosi e di protezione degli abitanti. In particolare fu la peste del 1656 a spingere verso nuovi modi di celebrare i Patroni locali. La stessa peste colpì Fontanarosa con circa cinquecento morti.
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Il Carro di Fontanarosa, nella sua configurazione originale, era di stile barocco, tale da presentare chiare somiglianze all’obelisco dell’Immacolata, posizionato in Piazza del Gesù Nuovo a Napoli. Oggi il Carro, la cui ricostruzione integrale più recente risale al 1972, richiama invece uno stile neogotico.
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Il Carro di Fontanarosa è l’unico dei carri irpini ad essere ancora oggi trainato da buoi e non dai mezzi meccanici, quali i trattori utilizzati negli altri casi, cosa che comunque gli ha più volte attirato l’ira degli animalisti. Nell’onorare la tradizione i buoi vengono precedentemente portati nel Santuario Maria SS. della Misericordia per essere benedetti.
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Il Carro presenta uno scheletro in legno a sostenere il rivestimento di paglia intrecciata che costituisce i pannelli esteriori. Dopo la trainata del 14 agosto a restare è solo lo scheletro mentre i pannelli vengono smontati e conservati in appositi spazi.
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Il Carro è composto da 5 piani, culminanti nella cupola, per un’altezza complessiva di 27,28m. 32 funi, insieme all’aiuto di circa cinquanta persone, ne consentono l’equilibrio durante la trainata. Ognuno dei piani presenta 64 colonne, di cui 16 a tortiglione (le altre lisce) e nella cupola è posto il tronetto su cui poggia la Madonna della Misericordia.
Spunti videoludici
La sommità del Carro ricorda una delle tante torri teatro dei celebri salti delle fede di Assassin’s Creed, ma anche la costruzione del Carro stesso, con la collaborazione dell’intero paese e dei più svariati mestieri, sembra prestarsi bene per un videogioco, magari di natura gestionale.
Inoltre, la stessa tradizione del Carro di grano, nelle sue antichissime origini, è testimone di un racconto storico contadino, delle credenze pagane del passato e di come a esse si siano sostituite, senza molti scossoni, quelle cristiane. Riecheggiare il valore storico e culturale del Carro non può che sembrare un’idea affascinante ed efficace per una narrazione videoludica.
Fonti e link
[Bibliografia]
I.C. Luigi Di Prisco, Percorsi della memoria a Fontanarosa, Ideal, Fontanarosa 2005.
G. Cantone, S. R. Cosato e A. Giusto, Il Carro di Fontanarosa, Electa, Napoli 2000.
[Sitografia]
Comune di Fontanarosa