Capitolium

Descrizione

Il Capitolium, o tempio Capitolino, è un tempio romano a tre celle costruito nel 73 d.C. a Brescia, dall’imperatore Vespasiano. Il tempio si trovava nel Foro, centro della città romana Brixia, una piazza rettangolare porticata dove si affacciavano i principali edifici pubblici, quali la Basilica e il teatro. Il Capitolium venne riportato alla luce a partire dal 1823. Il sito è dal 2011 patrimonio dell’UNESCO, nonché uno dei principali complessi archeologici del nord Italia.

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Cenni storici

La data di costruzione del Capitolium è certa e confermata dall’iscrizione presente sull’architrave all’ingresso: 73 d.C., durante l’impero di Vespasiano. Il Capitolium era così chiamato perché dedicato alla triade capitolina, composta da Giove, Giunone e Minerva. Con l’avvento del cristianesimo, il tempio pagano venne gradualmente abbandonato. Distrutto e lasciato alle ingiurie del tempo a partire dal IV secolo, il Capitolium tornò alla luce nel 1823, a seguito di scavi archeologici. Nel 1830 si decise di ricostruire in alzato i muri delle tre celle, tra il 1939 e il 942 venne invece ricostruita parte del colonnato. Nel sito del Foro di Brixia, oltre al tempio, sono presenti anche i resti di un teatro e una basilica del I secolo e alcuni resti del colonnato che circondava la piazza. La forma del Foro è al giorno d’oggi ricalcata perfettamente dalla moderna Piazza del Foro.

Focus narrativi

Il Capitolium venne edificato nel 73 d.C. dall’imperatore Vespasiano per celebrare la sua vittoria sul generale Vitellio nella seconda battaglia di Bedriaco (69 d.C.). Riguardo la data non vi sono dubbi, essendo perfettamente riportata sul frontone del tempio. Posto alle pendici del colle Cidneo, il Capitolium era posto su di un podio, a sua volta posto su una terrazza sovrastante la piazza, risultando molto più alto del livello della strada e del Foro. Il tempio presentava tre celle, circondate da un ambulacro. All’interno delle celle sono ancora visibili pregevoli mosaici che decorano i pavimenti originali. Il pronao del Capitolium era collegato senza interruzione con i portici laterali che circondavano il Foro.

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Con l’affermarsi del cristianesimo, gli antichi edifici di culto pagano vennero lasciati in abbandono o distrutti. Il Capitolium, gravemente danneggiato da un incendio durante le invasioni barbariche del IV secolo, venne lasciato diroccare e non più ricostruito. Nel 380 d.C. inoltre, Teodosio, dopo aver riconosciuto il cristianesimo come religione di Stato, ordinò la distruzione di molti templi e statue pagane. Forse per questo motivo qualcuno creò un “Ripostiglio”, ovvero un tesoro composto da oggetti metallici, che fu occultato in un intercapedine tra il muro nord del tempio e il Colle Cidneo. Nel 1826, durante le operazioni di scavo, venne riportato alla luce, consegnando agli archeologi un gruppo di bronzi tra cui la celebre Vittoria Alata, statua che divenne ben presto uno dei simboli di Brescia.

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Il Capitolium, ormai un rudere, venne definitivamente sepolto dallo sfaldamento di un lembo di terreno del colle Cidneo. In epoca medievale la zona venne spianata e furono edificate alcune case popolari. Del tempio rimase solo un mozzicone di colonna, con un capitello che sporgeva dal suolo. La spianata che celava il tempio era nota come “Giardino De Luzzaghi”, dal nome degli ultimi proprietari dell’area. Ad inizio ‘800 al di sopra del tempio sorgeva un’osteria e il capitello sporgente veniva utilizzato come sedile dagli avventori! Alcuni cittadini colti iniziarono però a sospettare dell’esistenza di una struttura romana: le tradizioni parlavano di un tempio romano edificato proprio in quel punto, forse dedicato ad Ercole, e non era insolito ritrovare reperti scavando nei paraggi. Sotto pressione dell’Ateneo di Brescia, il comune diede il permesso agli scavi e nel 1823 il municipio acquistò le case circostanti per demolirle. L’entusiasmo venne subito coronato dal ritrovamento del peristilio del tempio, del frontone, delle tre celle, del Ripostiglio e di numerosi oggetti di uso comune del periodo romano.

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I lavori di scavo si svolsero tra il 1823 e il 1826 a cura dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti. Nel 1830 venne presa la decisione di ricostruire i muri in alzato delle tre celle, seguendo un progetto dell’architetto Rodolfo Vantini, famoso a Brescia per aver progettato il cimitero monumentale della città. Tra il 1939 e il 1943 si mise in atto la ricostruzione di una parte del colonnato, utilizzando laterizi per distinguere le parti originali, in marmo di Botticino, da quelle rifatte. La scelta di ricostruire il tempio può apparire controversa, ma il concetto di preservazione archeologica ha subito profondi cambiamenti dall’inizio del 1800 ad oggi.

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La Vittoria Alata di Brescia è una delle sculture bronzee ritrovate nel 1826 nel Ripostiglio. Databile intorno al 69 d.C., la statua rappresentava in origine Afrodite che si specchia nello scudo di Ares. L’opera è probabilmente una fusione ellenistica del III secolo a.C., portata a Roma da Augusto e donata a Brixia quando la città ottenne il titolo di Colonia Augusta. Afrodite divenne successivamente Nike nel 69 d.C., dopo la vittoria di Vespasiano su Vitellio. La statua venne quindi modificata: ora la posa ritraeva Nike nell’atto di incidere con uno stilo una dedica sullo scudo di Ares; due grandi ali piumate vennero montate sulla schiena. Lo scudo di Ares andò perduto in epoca antica. In epoca di risveglio nazionalista, l’incredibile ritrovamento della statua fu letto da molti come un evento propiziatorio per la causa italiana.

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Il Capitolium fu costruito su un tempio precedente risalente al I secolo a.C., conosciuto come Santuario Repubblicano o Quarta Cella (in riferimento alle tre del Capitolium), costruito a sua volta su un luogo di culto ancora più antico (forse dedicata al celtico Bergimo), di cui sono presenti alcuni resti ma di cui si ignora la storia. Il Santuario venne restaurato al tempo di Augusto e poi demolito in età Flavia: le celle vennero riempite e sigillate da strati di materie, motivo per cui si sono conservati così bene i mosaici e gli affreschi alle pareti, che risultano ancora incredibilmente colorati e brillanti. La Quarta Cella è aperta al pubblico dal 2015.

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Il teatro del Foro di Brixia venne costruito in epoca flavia (I secolo d.C.) accanto al Capitolium. Rimodernato nel III secolo venne gravemente danneggiato nel IV da un incendio, forse lo stesso che distrusse il tempio. Un terremoto nel V ne distrusse completamente la scena. Nonostante ciò il teatro venne utilizzato fino al XII secolo. L’edificio venne utilizzato anche come cava: molti pezzi di pietra vennero utilizzati per la costruzione dell’adiacente Palazzo Maggi Gambara, che ne ha inglobato alcune parti. Dopo una serie di ristrutturazioni e di pulizia dell’area, iniziate negli anni Trenta del ‘900, a partire dal 2014 il teatro è nuovamente visitabile.

Spunti videoludici

L’eccezionale conservazione del Foro e la parziale ricostruzione dei suoi edifici permette di immergersi nell’atmosfera dell’antica Brixia senza grandi sforzi di immaginazione. La piazza può essere la perfetta scenografia non solo per una narrazione ambientata ai tempi dell’antica Roma imperiale ma anche per una del Tardo Antico, periodo spesso negletto ma che può offrire spunti fortemente simbolici. Le rovine del tempio pagano, dell’Impero e della civiltà romana occidentale, ricostruite dopo secoli con materiali moderni e investite di un valore politico e culturale ben lontano dalla loro origine, fanno si che il Capitolium sia una sorta di “zombie architettonico”, ideale come sfondo per una narrazione tesa e crepuscolare.

La storia del tempio e del suo ritrovamento è affascinante: distrutto, abbandonato, sepolto, riemerso e infine ricostruito: il Capitolium è un vero e proprio protagonista di una storia avventurosa. Le operazioni di ricerca e di scavo, di demolizione e ricostruzione, possono ispirare un gioco gestionale, incentrato sull’archeologia e sulla necessità di coordinare gli sforzi di vari professionisti come professori, operai e restauratori, tenendo contemporaneamente conto di ladri, collezionisti e proprietari terrieri poco inclini a svendere i propri fondi per gli scavi.

Il ritrovamento della Vittoria Alata e la sua articolata storia rendono la statua il testimone di due millenni di storia. I suoi occhi di bronzo hanno assistito alla grandezza di Roma e alla sua caduta, ma anche alla nascita dell’archeologia e del nazionalismo italiano. Nike può essere la narratrice di una storia che si articola in secoli di storia, ma può allo stesso tempo ispirare una vicenda più misteriosa: qual è la vera ragione per cui fu nascosta? Dove è finito lo scudo di Ares e che cosa stava scrivendo su di esso?

Il Capitolium fu edificato, come detto, su un tempio più antico, a sua volta edificato su un altro luogo di culto, secondo la tradizione romana di conservazione dei santuari. La Quarta cella, oltre che essere eccezionale per il suo stato di conservazione, può innescare una narrazione verticale, che si estende su più secoli. Come una sorta di macchina del tempo, visitando prima le tre celle in superficie e poi il Santuario Repubblicano, è possibile percorre secoli interi con pochi passi. Inoltre, pare che l’area fosse anticamente dedicata al dio celtico Bergimo, dio della morte particolarmente venerato nel bresciano e nel bergamasco. Scavando ulteriormente, è forse possibile rinvenire tracce di questo antico culto dei morti? Le fondamenta del Capitolium potrebbero diventare facilmente un accesso agli inferi pagani, temuti e sigillati dai romani con un tempio dedicato alla potente triade capitolina.

[Bibliografia]

– Filli Rossi (a cura di), Nuove ricerche sul Capitolium di Brescia. Scavi, studi e restauri, Atti del convegno, Brescia, Edizioni ET, 2001.
– Francesca Morandini, Clara Stella, Alfredo Valvo, Santa Giulia. L’età romana, La città, Le iscrizioni, Milano, Mondadori Electa, 1998.

[Sitografia]

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