Descrizione
Il luogo è un campo di prigionia allestito durante la Seconda guerra mondiale dal regime fascista italiano. A pochi chilometri di distanza da Carpi, vi furono internati sia i prigionieri politici sia, in un secondo momento, ebrei e altri oppositori nelle operazioni di pulizia etnica e sociale delle truppe naziste che occuparono l’Italia. Fossoli divenne così il punto di partenza per i convogli diretti ai campi di concentramento tedeschi, come ad esempio il tristemente celebre Auschwitz. Costellato da vicende drammatiche, numerose sono altresì le testimonianze di resistenza e solidarietà all’interno del campo da parte di prigionieri, esponenti del clero italiano e della Resistenza partigiana.
Cenni storici
Il campo viene allestito nel 1942 dal Regio esercito italiano, per far fronte all’esigenza di concentrarvi i soldati britannici (e del Commonwealth) fatti prigionieri durante la campagna in Africa Settentrionale.
Con l’istituzione della Repubblica Sociale Italiana, il luogo viene gradualmente convertito in campo di concentramento per ebrei e oppositori politici. Una delle più celebri testimonianze storico-biografiche di prima mano è quella dello scrittore Primo Levi che descrive con minuzia letteraria Fossoli nel corso della sua permanenza tra gennaio e febbraio del 1944 nel suo romanzo Se questo è un uomo: “Come ebreo, venni inviato a Fossoli, presso Modena, dove un vasto campo d’internamento, già destinato ai prigionieri inglesi e americani, andava raccogliendo gli appartenenti alle numerose categorie di persone non gradite al neonato governo fascista repubblicano. Al momento del mio arrivo, e cioè alla fine del gennaio 1944, gli ebrei italiani nel campo erano centocinquanta circa, ma entro poche settimane il loro numero giunse a oltre seicento. Si trattava per lo più di famiglie intere, catturate dai fascisti o dai nazisti per loro imprudenza, o in seguito a delazione. Alcuni pochi si erano consegnati spontaneamente, o perché ridotti alla disperazione dalla vita randagia, o perché privi di mezzi, o per non separarsi da un congiunto catturato, o anche, assurdamente, per “mettersi in ordine con la legge”. V’erano inoltre un centinaio di militari jugoslavi internati, e alcuni stranieri considerati politicamente sospetti”.
Nel corso dell’anno le forze di polizia naziste assumono de facto il controllo di Fossoli, gestendo in piena autonomia le deportazioni dal campo in direzione dei lager europei. A causa delle operazioni di Resistenza partigiana e dell’avvicinarsi del fronte di combattimento interno, le truppe tedesche trasferiscono le loro operazioni di deportazione e i prigionieri più a nord in Italia, nel campo di Bolzano. Fossoli diviene quindi per un breve periodo un “centro di raccolta di manodopera” (uno dei cosiddetti GBA) per la Germania, includendo oppositori politici del Reich.
Nell’immediato dopoguerra nel campo vengono rinchiusi gli “indesiderabili” in attesa di ricollocamento, ossia i collaboratori civili e i vecchi militari del decaduto regime fascista. Vengono inoltre ridotte le dimensioni del luogo convertendo ad uso agricolo una parte di esso. Da quell’anno fino al 1952 si verifica un particolare esperimento ad opera di Don Zeno Saltini: nel campo si insediano gli operatori della cosiddetta comunità di Nomadelfia. A tutti gli effetti un’occupazione, viene formata, da parte dell’Opera Piccoli Apostoli, una comunità in grado di accogliere e fornire assistenza agli orfani di guerra.
Una volta conclusa questa esperienza, fino al 1970 il campo è denominato “Villaggio San Marco”, destinato all’accoglienza dei profughi italiani giuliano-dalmati che fuggivano dalla Jugoslavia di Tito.
Nel 1973, affidato al Comune di Carpi, il campo diviene struttura museale e dal 2001 la gestione passa alla Fondazione ex campo Fossoli.
Focus narrativi
Le fonti parlano di circa 5000 deportati verso i campi di concentramento e sterminio nazisti in Europa. Furono almeno 8 i convogli accertati che partirono da Fossoli.
***
Oltre al già citato romanzo d’esordio, è da ricordare la poesia di Primo Levi Tramonto a Fossoli (Io so cosa vuol dire non tornare./A traverso il filo spinato/Ho visto il sole scendere e morire;/Ho sentito lacerarmi la carne/Le parole del vecchio poeta:/«Possono i soli cadere e tornare:/A noi, quando la breve luce è spenta,/Una notte infinita è da dormire».). Primo Levi non è stato l’unico scrittore di passaggio a Fossoli a descrivere l’orribile realtà dei campi di concentramento. Tra gli altri ricordiamo anche Nedo Fiani e Liana Millu. Entrambi di famiglia ebrea, il primo descriverà poi con precisione la vita nel campo di Auschwitz, dove sarà deportato e dove perderanno la vita tutti i suoi familiari; la seconda, un’insegnante scolastica antifascista, viene arrestata, condotta a Fossoli e di lì ad Auschwitz e Ravensbrück. Coltiverà poi una sincera amicizia con Primo Levi. Il suo libro Il fumo di Birkenau descriverà le vicende biografiche nel campo di sterminio polacco sotto il regime nazista.
***
Dal campo di Fossoli vengono prelevate 67 persone per essere fucilate dalle SS al poco distante poligono di tiro di Cibeno. In quello che è stato definito “Eccidio di Cibeno” (12 luglio 1944), le SS giustificano l’azione come rappresaglia esemplare in conseguenza di un attentato contro soldati tedeschi avvenuto nel campo di Genova circa venti giorni prima; tuttavia, pur se ingiustificata, tuttora si discute sulla reale veridicità della spiegazione, messa in dubbio sia dalla distanza temporale sia geografica di quell’efferato evento. Le rappresaglie infatti avvenivano solitamente subito dopo gli atti incriminati e, soprattutto, nello stesso luogo in cui questi erano avvenuti. Le SS decisero arbitrariamente di fucilare individui considerati pericolosi prelevandoli dal campo di Fossoli?
Un elemento a sostegno di questa tesi è da rintracciare nella vicenda di Leopoldo Gasparotto, giustiziato il 22 giugno. Antifascista e partigiano, viene catturato dai nazisti e subisce violenze e torture nel carcere di Verona per estorcergli, invano, confessioni sull’attività della Resistenza. La testimonianza dello scrittore Michele Vaina nel suo libro Il crollo di un regime (1946), sottolinea il ruolo di primo piano avuto da Gasparotto nel coltivare i rapporti con i partigiani emiliani dal campo di Fossoli: nonostante i severissimi controlli imposti dagli aguzzini tedeschi, riesce a organizzare un piano di evasione in massa dei detenuti, ma viene infine scoperto dalle guardie e ucciso insieme ad altri prigionieri. Dal giorno della sua uccisione “diranno gli stessi internati [del campo di Fossoli] nelle loro testimonianze, il clima cambiò radicalmente in un crescendo di intimidazioni e violenze, fino a giungere alla strage del 12 luglio del 1944” (Marzia Luppi, Dieci anni dopo).
Il più giovane dei fucilati dell’eccidio è Felice Lacerra, 17 anni. Ci è pervenuta la sua lettera di saluti ai genitori scritta il giorno prima della morte, ignaro della destinazione e della triste sorte del giorno successivo. Riportiamo un estratto della lettera, liberamente consultabile su www.ultimelettere.it: “Carissimi genitori la presente è per comunicarvi che sto bene come spero di voi tutti. Domattina partirò da Fossoli la destinazione che vado non ne sono ancora a conoscenza. Non appena arrivo a destinazione non mancherò a darvi mie notizie, in tutti i modi non fatevi pensiero che sto molto bene, e spero sempre di rivedervi tutti nella nostra cara casa.
Tra le salme esumate dopo il massacro, si ritroverebbe anche quella di Giovanni Bertoni, il noto Generale Della Rovere del romanzo di Mario Rigoni Stern. La figura non è ricordata tra i martiri di Fossoli, a causa della sua comprovata connivenza con i soldati tedeschi.
***
Un altro personaggio di spicco tra i prigionieri del campo di Fossoli è Guglielmo “Mino” Steiner, nipote di Giacomo Matteotti. Ha un ruolo di rilievo nella baracca dei prigionieri politici.
***
Da Fossoli transitano due personaggi che si distinguono per l’impegno a favore dei perseguitati ebrei: Mario Finzi e Odoardo Focherini (beatificato dalla Chiesa Cattolica). Entrambi svolgono un ruolo importante nell’aiuto clandestino per l’espatrio di numerosi ebrei verso la Svizzera. Si riportano vari espedienti per contrastare le leggi razziali e favorire gli espatri, come la compilazione di carte d’identità in bianco e documenti falsi.
***
A partire dal 1947 il campo viene occupato dal sacerdote Zeno Saltini e dall’Opera dei Piccoli Apostoli, una comunità che accoglieva orfani di guerra e bambini abbandonati. Il parroco fonda “Nomadelfia”, una vera e propria comunità dotata di una Costituzione e una cooperativa agricola, con l’intenzione di renderla autosufficiente nel tempo. L’occupazione del campo dura cinque anni e, grazie al sostegno di numerosi benefattori, arriva ad accogliere più di 1000 membri. Nonostante ciò, l’esperienza entra presto in crisi di sostentamento costringendo Don Zeno e i suoi “cittadini” a emigrare verso Grosseto, in un terreno messo a disposizione dalla contessa Pirelli. Su questo luogo potrà così proseguire l’esperienza della comunità di Nomadelfia.
Spunti videoludici
Il campo di concentramento ha ospitato personalità note e meno note della scena culturale e politica italiana. Il medium videoludico potrebbe concentrare il proprio sguardo sui risvolti biografici di questi numerosi personaggi avanzando anche, ad esempio, un fruttuoso dialogo educativo tra videogioco e letteratura.
Gli anni dell’occupazione nazista dell’Italia sono anni confusi politicamente e socialmente, in cui spesso molti aspetti storici risultano lacunosi e non sempre ricordati oggi: l’attività capillare della Resistenza italiana e i numerosi eccidi nazisti ci suggeriscono la possibilità di giocare la liberazione del Paese per approfondire il fenomeno partigiano e la formazione del nuovo Stato nel dopoguerra.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Selezione di libri dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti.
– Michele Vaina, La grande tragedia italiana. Il crollo di un regime nefasto. Documentario storico ed illustrato, Milano, Edizioni Tecniche, 1946.
– Danilo Sacchi, Fossoli: transito per Auschwitz. Quella casa davanti al campo di concentramento, Firenze, La Giuntina Ed., 2002.
– Costantino Di Sante, Fossoli e i centri di raccolta per gli stranieri indesiderabili, Capri, Centro Studi Fossoli, 2004.
– Marzia Luppi, Dieci anni dopo, Centro Studi Fossoli, 2004.
– Anna Maria Ori, Il Campo di Fossoli. Da campo di prigionia e deportazione a luogo di memoria, Carpi, Centro Studi Fossoli, 2004.
– Paolo Paoletti, La strage di Fossoli. Milano, Mursia, 2004.
– Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi, 2005 (1947).
– Liliana Picciotto, L’alba ci colse come un tradimento: Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944, Milano, Mondadori, 2010.
– Danilo Sacchi, Il prete di Fossoli: Don Francesco Venturelli tra internati e guerra civile, Milano, Mursia, 2013.
– Anna Maria Ori (a cura di), Una storia nella Storia. Ricordi e riflessioni di un testimone di Fossoli e Buchenwald, Genova, Fratelli Frilli Ed., 2014.
– Giovanna D’Amico, Sulla strada per il Reich – Fossoli, Marzo-Luglio 1944, Milano, Mursia, 2015.
[Sitografia]
Fondazione Fossoli
Deportati.it
Ultime lettere.it
Centro Internazionale di Studi Primo Levi