Borgo e abbazia di Montetiffi

Descrizione

Il piccolo borgo sorge a pochi chilometri da Sogliano al Rubicone. Il posto si erge su un colle, è molto caratteristico e vi si può godere di un panorama suggestivo. L’abbazia benedettina è l’edificio principale, che nei secoli ha fatto la storia dei dintorni: il luogo si trova infatti in una posizione geografica in cui transitavano spesso viaggiatori, mercanti e pellegrini diretti in Toscana o nel Montefeltro. La godibile posizione però fu anche causa di molti contrasti politici che avvennero tra guelfi e ghibellini, causando la fortificazione dell’abbazia-castello.
Successivamente al periodo medievale, questa piccola frazione fu celebre nella produzione di teglie per la piadina romagnola, tanto che le teglie di Montetiffi erano le più ricercate fino a qualche tempo fa. L’attività si è andata esaurendo con l’avvento delle tecnologie industriali, ma sopravvive in parte grazie al duro lavoro dell’artigianato locale.

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Cenni storici

Le prime testimonianze di un insediamento sono databili intorno al periodo romano; tuttavia i resti archeologici che ci sono giunti ci rimandano soprattutto all’Alto Medioevo, a cominciare dai resti della cinta muraria e ad uno dei monumenti più rappresentativi del romanico in Italia, l’Abbazia di San Leonardo, da cui inevitabilmente dipenderanno le vicende di tutto il piccolo borgo. Donata dagli abitanti del luogo ai monaci benedettini nel 1089, fu restaurata nel 1300 con scopi di difesa militare: la grande struttura si trova infatti posta alta sulla cima di un colle che domina la valle e che ne rende difficile l’assedio, grazie anche alla presenza di uno strapiombo. Inoltre, la posizione geografica stessa di Montetiffi, colloca l’intera frazione al centro di numerosi incroci geopolitici dell’epoca; si trovava infatti tra le strade che conducevano a Roma da una parte, al Granducato di Toscana e alla Repubblica di San Marino dall’altra. Dopo la reggenza di numerosi abati che furono spesso costretti a fronteggiare i conflitti tra Guelfi e Ghibellini, nel 1444 passò sotto la gestione della Diocesi di Rimini.
Il borgo si sviluppò presto, ma non raggiunse mai delle dimensioni notevoli, forse per la natura scoscesa del luogo. Oltre alle viuzze in pietra e alle chiese, la piccola frazione fu famosa per l’antica tradizione della produzione di teglie in terracotta per la cottura delle piadine romagnole. A quattro chilometri sorse poi un altro agglomerato, Ville di Montetiffi, dove oggi è rimasto attivo l’ultimo tegliaio.
Ancora oggi l’abbazia è abitata dalla nobile famiglia dei Silighini, discendenti diretti della gens romana dei Silla.

Focus narrativi

L’Abbazia di San Leonardo è uno degli edifici religiosi meglio conservati della regione. Fu costruita in pietra concia e al suo interno sono conservati affreschi del Trecento, opere d’arte di grande valore (tra cui un fonte battesimale del XVII secolo ed epigrafi del XIV secolo). All’esterno si erge il campanile, alto ben 21 metri. Il tetto, in capriate lignee, è stato costruito dopo il crollo del precedente a causa di un incendio nel XVII secolo. Il capitolo più interessante della sua storia è quella che risale all’Alto Medioevo, il periodo abbaziale, quando i benedettini si insediarono nella struttura. Non praticarono esclusivamente la propria regola religiosa, ma ebbero un gran da fare anche negli scontri tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, che tra il 1200 e il 1300 si fronteggiarono aspramente nell’Italia centrale e nella regione del Montefeltro. Un’epigrafe del 1334 nella chiesa ricorda infatti alcuni lavori di rifacimento ad uso militare che furono commissionati dall’Abate Bartolo, con ogni probabilità in seguito ad un conflitto con gli abitanti della vicina San Leo. I monaci conducevano uno stile di vita dedito alla preghiera e al lavoro per il sostentamento (il famoso ora et labora) e potevano attingere a forza lavoro esterna e salariata per gli incarichi più onerosi dando così beneficio all’intera comunità cittadina.
Un particolare interessante proviene dalla campana dell’abbazia che viene ancora suonata a mano e che, si racconta, avesse un suono talmente forte da essere udibile persino dal Ponte di Tiberio di Rimini.

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Da Montetiffi, così come nei paesi limitrofi, è passato il “Robin Hood di Montemaggiore”, Tommaso Rinaldini detto “Masòn dla Blona”, un brigante che con la sua banda operava nel territorio alla fine del ‘700. La banda era molto famosa tra la gente dell’epoca, tanto che gli vennero dedicati persino dei versi da parte di un frate vivo in quegli anni (Musa, cantiam le memorande imprese / di Rinaldin, dell’immortal Tremone, / ai quali Marte il cor d’ardire accese / di Rinaldo e d’Orlando al paragone…). Le fonti ci parlano di un bandito che praticava il contrabbando di grano e che spesso era giunto in conflitto con i “birri”, tanto che lo stesso Rinaldini era stato accusato per l’uccisione di uno di questi. Si narra che l’avversione verso le autorità fosse causa di dispetti, schermaglie, ruberie e delinquenze in favore del popolo, che ne apprezzava le attività illecite (e che illecite non considerava affatto, come il contrabbando di grano, di armi e polvere da sparo e le evasioni alle temute gabelle, le tasse che affliggevano il contado). Quando fu impiccato insieme a due compagni di banda a Ravenna, il 21 ottobre del 1786, furono in molti a piangerne la dipartita e ad alimentarne successivamente la fama di un uomo onesto che “rubava ai ricchi per dare ai poveri”.

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A Montetiffi è legato un capopartigiano antinapoleonico, Gioacchino Tornani. Gli eventi che lo vedono comparire si collocano in un periodo storico ancora poco approfondito, che vide insorgere a più riprese il popolo di Romagna contro l’invasore francese nel corso della Campagna d’Italia, tra il 1796 e il 1801. Tornani nel 1797 fu alla guida di ben 500 uomini in lotta contro i soldati d’oltralpe, senza però ottenere un successo considerevole e finendo per arrendersi alle truppe nemiche. Le vicende sono descritte in alcuni documenti della Municipalità di Rimini, che disegnano una situazione economica e sociale al collasso, già prima che le armate napoleoniche discendessero nella penisola italiana. A farne le spese furono soprattutto le classi umili, che subirono requisizioni, danni e soprusi da parte dei soldati stranieri. In particolare in un’occasione gli stessi abitanti di Montetiffi, nonostante avessero deposto le armi e chiesto il perdono, vengono descritti nei documenti francesi come “quelli Abitatori erano appunto i più terribili, e implacabili […] La loro resipiscenza contribuirà non poco a restituire alle pubbliche strade la sicurezza, la pace, e la tranquillità agli abitanti della provincia” (dalle Lettere della Municipalità di Rimini in A. Montanari, Plebe, briganti, ribelli. La Romagna nel 1796-97 e l’invasione di Napoleone Bonaparte).

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Il borgo di Montetiffi è divenuto celebre, nel corso degli anni, per l’antica tradizione artigiana delle teglie per le piadine. Erano diversi i laboratori in cui si realizzavano le teglie di terracotta che servivano a cuocere la piadina romagnola. Interamente realizzate a mano, i segreti di tale lavoro furono tramandati per generazioni di padre in figlio fino agli anni ‘90, quando la produzione industriale e i più recenti sistemi di cottura hanno causato la cessazione di moltissime attività su cui intere famiglie contavano per il proprio sostentamento. Per la realizzazione venivano utilizzati diversi tipi di argille del luogo, principalmente una di colore rossastro e l’altra grigia; lavorate a mano su un tornio, erano poi cotte in un forno a legna.
Oggi è possibile visitare l’ultimo laboratorio artigianale (tegliaio) ancora aperto per assistere alle varie fasi del processo di creazione e lavorazione delle teglie, in località Ville di Montetiffi.

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Il piccolo borgo e l’abbazia si trovano in un territorio che, dal punto di vista naturalistico, sorprende per la sua varietà. Flora e fauna infatti offrono una elevata biodiversità e da più punti è possibile godere di sentieri e cammini. Uno dei luoghi più suggestivi è sicuramente il ponte romanico che si trova sotto la rupe dell’abbazia, costruito intorno all’anno 1000. In passato fu un importante snodo di passaggio per commercianti e viaggiatori tra la Romagna, il Montefeltro e la Toscana, cui era annesso un mulino ad acqua (di cui oggi si possono ammirare i ruderi). Poco distante dal ponte è possibile fare esperienza del fenomeno delle “marmitte”: il vento e l’acqua del fiume Uso hanno prodotto, con la loro erosione, dei vortici lungo gli argini rocciosi generando dei veri e propri affossamenti, quasi delle caverne irregolari e molto suggestive.

Spunti videoludici

L’abbazia di Montetiffi fornisce un ottimo spunto per un immaginario narrativo medioevale, sfruttabile nei generi videoludici più diversificati: da quello d’avventura investigativa (basti pensare allo stile de Il nome della Rosa di Umberto Eco) a quello prettamente formativo/educativo riguardo alla regola benedettina, agli usi e costumi dei monaci. A tal proposito potrebbe essere interessante concentrarsi anche sui tegliai e su un gioco che valorizzi l’aspetto culinario, genere assolutamente in ascesa in ambito videoludico.
Infine, raccontare in un videogioco la vicenda di Tornani inoltre potrebbe essere l’occasione unica per indagare su un periodo storico poco conosciuto come quello delle guerre napoleoniche in Italia.

[Bibliografia]

– Matteini N., a cura di A. M. e G. Matteini, “Masôn dla blona. Il bandito amato e pianto dal popolo nella Romagna e nelle Marche del Settecento”, Rimini, La Pieve, 2008
– Montanari A., Plebe, briganti, ribelli. La Romagna nel 1796-97 e l’invasione di Napoleone Bonaparte, consultabile qui.

[Sitografia]

Portale MIBAC
Alto Rubicone. Turismo Sostenibile
Associazione Agostino Venanzio Reali
FAI
Romagna da Scoprire – “Mason d’la Blona, la vera storia di un brigante di Romagna
Fuori Porta
Comune di Sogliano al Rubicone

[Scheda Film Commission]

Emilia-Romagna Film Commission

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