Descrizione
La basilica di San Domenico è uno tra i più importanti luoghi di culto di Bologna. Sede principale dell’ordine dei domenicani (ordine dei frati predicatori), conserva i resti del santo fondatore all’interno di un’Arca a opera di Nicola Pisano e numerosi altri scultori. La basilica si affaccia sulla piazza omonima, la quale ospita una colonna commemorativa della fine della peste, la cappella Ghisilardi e due tombe: una di Rolandino de’ Passaggeri e l’altra di Egidio Foscherari. Forte di numerosi contributi scultorei e pittorici, la basilica è anche una delle chiese di Bologna più ricche di storia dell’arte.
Cenni storici
Inizialmente l’attuale basilica era soltanto un convento, quello di San Nicolò delle Vigne. Vi si stabilì nel 1219 Domenico di Guzmán, fondatore dell’ordine approvato nel 1216 da papa Onorio III. Quando morì nel 1221 fu sepolto nella zona posteriore dell’altare di San Nicolò. Il convento fu ampliato dal 1219 al 1243 e divenne un esteso complesso conventuale. Nel 1228 iniziarono dei lavori di costruzione e ristrutturazione che, conclusi nel 1240 col completamento della facciata romanica, trasformarono il convento nell’attuale basilica di San Domenico. Nel 1234 Domenico di Guzmán fu canonizzato da papa Gregorio IX e da allora i fedeli accorsero sempre più numerosi al suo sepolcro. La basilica fu consacrata da Innocenzo IV nel 1251, mentre nel 1267 i resti del santo vennero resi più accessibili e deposti in un monumento a opera di Nicola Pisano, l’Arca di San Domenico. Altri ampliamenti seguirono nei secoli successivi: la costruzione di due cappelle, di un campanile, oltre che l’arricchimento degli interni di numerose quanto preziose opere d’arte. Dal 1728 al 1732 Carlo Francesco Dotti ristrutturò ulteriormente gli spazi abitabili donando loro la veste barocca che hanno oggi. Nel 1866, a seguito di una soppressione della comunità religiosa dei domenicani, l’immobile passò nelle mani del Comune: la piazza antistante venne titolata a Galileo Galilei e furono demoliti due bracci di portico dell’edificio, nonché il protiro quattrocentesco. La chiesa di San Domenico ottenne poi l’elevazione a basilica minore nel 1884, sotto il papato di Leone XIII. Malgrado l’ordine dei domenicani non esistesse più legalmente, alla fine dell’Ottocento i rapporti col Comune si distesero: la comunità ottenne di nuovo in concessione l’uso della chiesa e del complesso conventuale. Nel 1909 Alfonso Rubbiani restaurò la facciata imitandone l’aspetto originario, consegnandola quindi nella forma che ha ancora adesso.
Focus narrativi
L’Arca di San Domenico si trova nella cappella omonima aperta sulla navata destra della basilica e racchiude in un sarcofago di marmo la cassa di cipresso che contiene i resti del santo. Nel 1267 fu costruito un primo nucleo dell’opera: i sei pannelli del sarcofago furono decorati da Nicola Pisano e dai suoi allievi (Arnolfo di Cambio, Lapo e Donato) in modo che rappresentassero episodi rilevanti della vita del defunto. Nei secoli successivi l’Arca venne ulteriormente decorata e arricchita di ulteriori sculture: da Niccolò dell’Arca venne rifinita la cimasa e realizzato l’angelo reggitorcia di sinistra; le statue di San Petronio, San Procolo e dell’angelo reggicandelabro furono realizzate alla fine del secolo da Michelangelo; nel successivo Alfonso Lombardi completò la stele posta sotto il sarcofago. L’Arca è un compendio teologico vero e proprio, e in quanto tale va letto dall’alto verso il basso secondo un doppio filo, gerarchico e cronologico al tempo stesso. Alla sommità (la cimasa di Niccolò dell’Arca) spicca la figura di Dio, rappresentato come Padre, che domina su tutto il creato sottostante tenendosi il mondo accanto al cuore. Sotto i suoi piedi la sua creazione, comprensiva di tutti i misteri della fede: ghirlande e fiori a rappresentare la terra; gli angeli a significare l’aria e il cielo; i delfini che rappresentano l’acqua; il Cristo con gli angeli (il mistero della Redenzione); quello dell’annunciazione; quello della Passione. Al fianco dei precedenti i quattro evangelisti che diffondono il messaggio del Cristo al mondo. La Chiesa è più in basso e si sostanzia negli 8 santi patroni di Bologna. Procedendo verso il terreno, il sarcofago vero e proprio da leggersi in senso orario a partire dal pannello rivolto verso l’ingresso, che narra in sequenza gli episodi della vita di San Domenico: una serie di apparizioni e meraviglie che sottolineano la bontà, la vocazione e le straordinarie capacità del defunto, coronandone episodi di vita vissuta con figure angeliche. Al di sotto del sarcofago la stele di Alfonso Lombardi, strutturata attorno a un’asse centrale che raffigura l’adorazione dei magi e circondata, ai lati, da altre scene della vita del santo.
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Essendo realizzata a partire dagli episodi narrati dai frati che avevano avuto modo di conoscere Domenico, l’Arca è dotata di un importante valore documentario sulla vita del santo. A esso è indissolubilmente legato l’apparato iconografico della cristianità, che corona di simboli e figure spirituali dei momenti che, almeno presumibilmente, sono accaduti nella realtà dei fatti.
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Alla destra dell’altare della Cappella del Rosario, posizionata dalla parte opposta di quella del santo, è conservato l’organo che utilizzò Wolfgang Amadeus Mozart durante la sua permanenza a Bologna nel 1770. Durante la permanenza, Mozart prese lezioni da padre Giovanni Battista Martini, all’epoca considerato massimo esperto di contrappunto barocco a livello europeo.
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Nella Cappella del Rosario sono sepolti due importanti pittori: Guido Reni ed Elisabetta Sirani.
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Nalla Cappella di San Michele è conservato il celebre crocifisso di Giunta Pisano. La figura del Cristo appare in questa rappresentazione incurvata in modo realistico e simbolico al tempo stesso, così da rappresentare la sofferenza del martirio senza passare da una sua riproposizione concreta.
Spunti videoludici
San Domenico troneggia sulla piazza antistante la basilica e sembra benedirla: benedice a ben vedere uno spazio che è diventato crocevia di icone, immagini, impressioni, storie disseminate in tempi e luoghi ben diversi ma destinate a incontrarsi di nuovo l’una al fianco dell’altra. Impressionante anche solo la possibilità combinatoria immaginabile a partire dal patrimonio conservato nella chiesa: come non figurarsi l’Arca prendere vita sulle note dell’organo di Wolfgang Amadeus Mozart, animandosi al ritmo solenne delle sue composizioni; oppure come astenersi dall’ipotizzare un dialogo tra i celebri pittori o personaggi sepolti dentro e fuori dall’edificio. Tutto si riunirebbe sotto l’egida di un personaggio che è divenuto anche un luogo, guida spirituale ma anche figura-limite, sulle cui tracce sembrano disporsi come tessere di un mosaico tutte le storie che qui si intrecciano.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Beatrice Borghi, San Domenico. Un patrimonio secolare di arte, fede e cultura, Bologna, Minerva edizioni, 2012.
[Sitografia]
Storia e memoria di Bologna
[Scheda Film Commission]
Emilia-Romagna Film Commission