Apice Vecchia - Foto di Gennaro Aquino

Apice Vecchia

Descrizione

Evacuata nel 1962 a causa di un terremoto, a soli 12 chilometri da Benevento sorge la cittadina di Apice Vecchia. Situata su un colle e circondata dalla vegetazione, è adesso un luogo suggestivo e desolato, crollato solo in parte e per il resto conservato in ottimo stato dallo scorrere degli anni: il mobilio e i suppellettili di case, locali, negozi e altre attività sono tutt’ora presenti nel silenzio che inchioda le vie del centro abitato. “L’ironia della sorte è che un terremoto ha salvato Apice Vecchia. L’ha salvata fermandovi il tempo. Inducendo l’intera popolazione a trasferirsi a valle. L’ha salvata, decenni fa, spopolandola. Impedendo che alluminio, pleksiglas, insegne luminose, restauri arditi e prove di modernità urbana ne violassero l’armonioso aspetto di un paese del meridione d’Italia, fermo agli inizi degli anni sessanta” (dal sito del Comune di Apice).

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Cenni storici

Fondato probabilmente da Marco Apicio, incaricato di ripartire tra i legionari reduci da alcune campagne di guerra le terre del Sannio, il comune di Apice viene menzionato per la prima volta nell’VIII secolo in un diploma di concessione del principe longobardo Grimoaldo.

Nel 1113 fu devastato dal conestabile Landolfo della Greca nel corso di una rappresaglia contro i Normanni che molestavano i beneventani, nel 1122 fu invece assediato da Guglielmo il Guiscardo. Nel 1186 fu costituito come contea indipendente e passò quindi ai Balbano, poi ai Maletta, ai Shabran, ai Guevara e ad altre famiglie. Sotto gli Angioini fu teatro di sanguinosi conflitti, nel 1647 partecipò alla ribellione di Masaniello per liberarsi del gioco feudale spagnolo.

Il 21 agosto 1962 il centro fu duramente colpito da due scosse di terremoto del VI e VII grado della scala Mercalli, che colpirono il Sannio e l’Irpinia facendo 17 morti, ed evacuato dal Ministero dei Lavori Pubblici.

Focus narrativi

Due ponti dimostrano la presenza romana sul territorio: uno di età Imperiale e l’altro, meglio conservato, di epoca Repubblicana. Degli scavi archeologici hanno inoltre portato alla luce resti di strutture abitative, reti fognarie, attrezzi e monete. È possibile che in periodo romano in quel luogo sorgesse una locanda per il ristoro e per il riposo dei viaggiatori.

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Poste nelle campagne di Apice, in contrada Alvino, sorgono le rovine della Chiesa della Madonna di Loreto, risalente al secolo XVIII. Apparteneva alla famiglia Barone, che ne deteneva il patronato. Fino agli anni ’70 del XX secolo ospitava un quadro raffigurante la casa di Loreto trasportata da un angelo, su cui vegliavano la Madonna e il Bambino, e in un angolo il committente settecentesco della famiglia. Di proprietà della famiglia Barone, attualmente il quadro risulta rubato da ignoti.

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Su una collina poco distante dal centro storico nel 1222 fu fatto costruire il convento di San Francesco. Era per i frati luogo di preghiera e di lavoro. Si dice che durante la costruzione del convento i frati, non riuscendo a spostare una roccia enorme e molto pesante, si rivolsero al santo, che con solo tre dita la sollevò facendo sgorgare in quel luogo acqua limpida e fresca. La sorgente esiste ancora oggi e viene chiamata “Fonte Miracolosa”: si trova sotto le mura del convento, di fronte al luogo dove c’era la cella di San Francesco. Vi si accede passando per una grotta. A sinistra della fonte ancora oggi c’è la pietra sulla quale si possono notare, benché corrose dal tempo, le impronte delle dita del santo.

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Non tutti gli abitanti abbandonarono il borgo nel 1962, pochissimi resistettero nella città vuota. Tra questi il sindaco Luigi Bocchino, rimasto in carica ininterrottamente fino alla scorsa primavera, che non volle abbandonare il suo paese. Famoso anche il caso di un barbiere che è rimasto in città e ha tenuto aperta la sua attività fino al 2012.

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Durante i terremoti del 1962 morirono 17 cittadini di Apice Vecchia.

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Tra i luoghi più suggestivi nella Città Vecchia: una piazza deserta, negozi con insegne che oggi non esistono più (“Biliardo”, “Beccheria”), un’infinità di abitazioni con porte lasciate aperte, all’interno delle quali cresce ormai una rada vegetazione, vecchie bandiere del partito socialista appese ai balconi, librerie polverose ma ancora in ordine, lo studio di un fotografo coi negativi sparsi a terra come le tessere di un mosaico, tracce nascoste di memorie personali (un diario, una fotografia, una lettera).

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Dal vecchio edificio comunale, il più alto del borgo, guardando i tetti sembra che la città sia ancora in ottimo stato.

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Il 13 aprile 2005 è stata indetta una conferenza presso la Sede di Rappresentanza della regione Campania a Roma, a tema “Una Pompei del ‘900 in provincia di Benevento. Il borgo abbandonato di Apice rinascerà come museo del 1963. La prima Città-Museo sulla vita quotidiana nella provincia italiana del dopoguerra”.

Spunti videoludici

Il microcosmo del paese abbandonato, nella sua conservazione, è perfetto per un’esplorazione dal vago sapore post-apocalittico. Il clima da boom economico anni ’60, sospeso e cadaverico, richiama peraltro quello ironico e desolato della serie Fallout.

Affascinante l’utilizzo delle “tracce di vita” reperibili in giro come costitutivo di una forma di narrativa emergente dall’esplorazione.

[Bibliografia]
Arturo Bascetta, Apice nel Regno di Napoli. Con chiese e costumanze fra 1494 e 1734, Avellino, ABE, 2000

[Sitografia]
Paesifantasma.it
Comune di Apice
Wikipedia

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