Abbazia di San Galgano - Foto di Vignaccia76, licenza CC-BY-SA-3.0 da Wikimedia Commons

Abbazia di San Galgano

Descrizione

Il sito include due punti di attrazione vicini: l’abbazia cistercense, della quale rimangono oltre alla grande chiesa senza tetto anche alcuni ambienti del monastero, e la cappella di San Galgano (detta anche “Rotonda” per la sua forma circolare) a Montesiepi dove, secondo la leggenda, San Galgano si ritirò a vita eremitica nel 1180.
San Galgano, del quale si sa con certezza solo la data di morte (30 novembre 1181), quasi come San Francesco, che precede di pochi anni, dopo una giovinezza disordinata e dissoluta spesa in feste con amici e piaceri di ogni tipo, nel 1180 convertitosi si ritirò a vita eremitica dandosi alla penitenza: il giorno di Natale di quell’anno, Galgano deciso a cambiare vita, giunto sul colle di Montesiepi, dopo aver avuto una visione dei dodici apostoli e del Signore, piantò nel terreno la sua spada per trasformare l’arma in una croce; in effetti nella Rotonda, protetto da una teca di plexiglas, è ancora visibile un masso da cui spunta un’elsa e un tratto di lama corrosa dalla ruggine.

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Cenni storici

Sul luogo della morte di San Galgano per volere del vescovo di Volterra fu edificata dapprima una cappella terminata intorno al 1185 e successivamente un vero e proprio monastero che venne affidato ai Cistercensi, i monaci con i quali Galgano, negli ultimi anni della sua vita era entrato in contatto; nel 1205 risulta già attiva una prima comunità di monaci.

Dal momento che il numero dei monaci stava aumentando, grazie anche all’ingresso in monastero di molti nobili senesi e all’arrivo di alcuni monaci provenienti dall’abbazia di Clairvaux, nel 1218 si iniziò la costruzione della grande abbazia nella sottostante piana della Merse; già nel 1227 si ha testimonianza di una chiesa superiore (la Rotoda di Montesiepi) e una inferiore (l’Abbazia) e alla metà del XIII secolo l’abbazia di San Galgano era il più potente, sia economicamente che culturalmente, monastero cistercense in Toscana.

Nel XIV secolo, a causa prima della carestia del 1328 e poi della peste del 1348, la situazione iniziò a peggiorare e nella seconda metà del secolo l’abbazia, come tutto il territorio senese, venne ripetutamente saccheggiata; ciò causò una profonda crisi nel monastero e alla fine del secolo i monaci si erano ridotti solamente a otto; nel 1474 i monaci abbandonarono il monastero trasferendosi direttamente dentro Siena.

A metà del XVI secolo un abate commendatario al quale venne affidata l’abbazia, fece rimuovere per poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa che, a quel punto, deperì rapidamente fino a diventare quel grandioso e mistico rudere che vediamo oggi.

Di fortuna maggiore ha goduto invece la vicina Rotonda che è giunta fino a noi senza portare addosso quei segni di incuria che hanno caratterizzato invece l’abbazia: l’originale struttura del XII secolo, ingrandita poi nel XIV secolo, è stata anche affrescata in una cappella laterale da Ambrogio Lorenzetti; altre aggiunte sono state poi fatte nel XVII e XVIII secolo.

Focus narrativi

L’evidente similitudine tra la spada nella roccia di San Galgano e il mito di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda ha alimentato un’ipotesi ardita; in molte biografie di San Galgano si narrano dei contatti che il santo avrebbe intrattenuto con l’eremo di San Guglielmo di Malavalle a Castiglione della Pescaia (Grosseto). Le vite di Galgano e di Guglielmo presentano diverse caratteristiche in comune: entrambi sono infatti cavalieri che a un certo punto della loro vita decisero di abbandonare l’armatura e la spada dedicandosi alla vita eremitica ed entrambi hanno legami con la materia arturiana. San Galgano piantò la sua spada in una roccia mentre Guglielmo, secondo alcune antiche tradizione popolari della zona sarebbe in realtà Guglielmo X d’Aquitania, padre di Eleonora alla cui corte operò Chrétien de Troyes, colui che, raccogliendo miti e leggende bretoni e aggiungendovi elementi come il Santo Graal, dette inizio al genere del romanzo arturiano. Guglielmo X duca d’Aquitania morto nel 1137 mentre era diretto come pellegrino a Santiago de Compostela potrebbe essere il santo di Malavalle che compare in Maremma alcuni anni dopo questi fatti. Anche alcune indagini scientifiche potrebbero avvalorare questa tesi: un’analisi del DNA mitocondriale eseguita sulle reliquie di San Guglielmo confermerebbe l’origine nordica del personaggio.

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In un’atmosfera quasi magica e ricca di simbolismi si sviluppa la narrazione della vita di Galgano; il futuro santo, quasi ad anticipare Francesco d’Assisi, è il cavaliere che lascia il suo mondo, stanco della propria vita vissuta tra vani piaceri e battaglie, nauseato delle ingiustizie commesse e da quelle che vedeva sempre commettere e si dedica ad una vita di penitenza, eremitica ed ascetica, in contemplazione di Dio. Trasforma quindi la sua spada da strumento di dolore e di morte in strumento di pace e preghiera; modifica il mantello, vanto di ogni cavaliere, in un’umile e povera veste da eremita. Galgano, nelle sue fatiche per cambiare vita e convertirsi, diventa un emblema, un archetipo per tutti quei personaggi che nell’ascetismo cercano la via della salvezza.

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La Rotonda di Montesiepi che custodisce la spada è carica di simbolismi: alcuni scorgono richiami etruschi o celtici ma anche templari nella cupola emisferica a cerchi concentrici o nel disegno a linee alterne delle pareti esterne.

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Carica di suggestione e spiritualità è la grande abbazia cistercense che senza tetto (crollato nel 1768) si slancia verso il cielo aperto; la mancanza del tetto l’accomuna ad altre famose abbazie europee: quelle di Melrose, di Jedburg e di Kelso in Scozia, di Tintern in Galles, di Cashel in Irlanda, di Eldena in Germania e del Convento do Carmo a Lisbona.

Spunti videoludici

Anticipazione del tema francescano basato sulla contrapposizione vita mondana / vita spirituale interpretabile come possibile e progressiva evoluzione narrativa di un personaggio videoludico.

Religione cattolica e leggende celtiche: il mito arturiano delle narrazioni squisitamente medievali, qui simboleggiato dalla presenza dell’iconica spada nella roccia della Rotonda di Montesiepi; anche la Rotonda, l’edificio che conserva la spada, diviene qui assonante con la Tavola Rotonda del Castello di Camelot attorno alla quale sedevano i cavalieri di Re Artù. Mito arturiano, dal punto di vista della narrazione videoludica, e rime visive nel design del mondo di gioco potrebbero essere spunto per un’esperienza videoludica attraverso i luoghi del mito.

Misticismo e morfologia dei soffitti: i due edifici che caratterizzano il complesso dell’Abbazia presentano caratteristiche strutturalmente interessanti, e possono essere letti come portali verso dimensioni altre. La chiesa scoperchiata, fotografata a livello del terreno, ritaglia nel cielo la forma di un’immensa croce blu; la Rotonda con la sua cupola semisferica a fasce cromatiche alternate rimanda a una progressione concentrica dello sguardo vagamente psichedelica.

[Bibliografia]
Franco Cardini, San Galgano e la spada nella roccia: San Galgano, la sua leggenda, il suo santuario, Siena, Cantagalli, 1999
Mario Moiraghi, L’enigma di San Galgano: la spada nella roccia tra storia e mito, Milano, Ancora, 2005
Goffredo Viti, L’Abbazia cistercense di San Galgano, Firenze, Certosa Cultura, 2002
AA. VV., Da Montesiepi a San Galgano, Nuovi Autori, 2005
AA. VV., La spada nella roccia. San Galgano e l’epopea eremitica di Montesiepi, Mandragora, 2004

[Sitografia]
SanGalgano.info
Abbazia di San Galgano su Wikipedia
Cappella di San Galgano a Montesiepi su Wikipedia

[Scheda Film Commission]
Toscana Film Commission

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