Abbazia di Chiaravalle - Foto di Lorenzo Martone

Abbazia di Chiaravalle

Descrizione

L’Abbazia, ubicata poco fuori il centro urbano milanese, rappresenta un’esemplare struttura architettonica dei monaci cistercensi e costituisce egregiamente la fusione tra lo stile gotico francese e il romanico lombardo. Nelle pareti interne sono ancora ben conservate delle pitture murarie e degli affreschi dove è possibile ammirare l’albero genealogico dell’ordine monastico e la narrazione figurata della storia dei cistercensi. I misteri del luogo, inerenti alle personalità che l’hanno abitato e fondato, si rispecchiano in alcuni ambigui simbolismi al suo interno, i quali fanno pensare ad antichi riti esoterici più che ai culti cistercensi.

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Cenni storici

L’abbazia fu fondata nel XII Secolo da San Bernardo di Chiaravalle e attorno a essa si sviluppò un borgo agricolo che fu annesso al comune di Milano nel 1923.

Alla cacciata Cisalpina dei monaci, nel 1798, i beni dell’abbazia vennero venduti e il monastero in parte demolito: di lui rimasero solo la chiesa, una parte del piccolo chiostro, gli edifici dell’ingresso e il refettorio. Per la storia completa vedi Abbazia di Chiaravalle.

Focus narrativi

Inizialmente il complesso sorgeva su una zona paludosa, poi bonificata dai monaci.

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Nei pressi dell’abbazia visse in un’abitazione di proprietà dei monaci Guglielma la Boema, oblata presunta figlia di Re Ottocaro I. La sua fama di guaritrice crebbe fino a dar vita al movimento religioso dei Guglielmiti, il quale chiamava a sé numerose donne e alcuni aristocratici milanesi. La donna morì nell’abbazia nel 1281 e la cappella che ne ospitò le spoglie divenne luogo di culto per adepti e seguaci. I monaci le dedicarono addirittura un altare. Venuta a sapere del culto della guaritrice, l’Inquisizione (in aderenza alle decretali di papa Bonifacio VIII) volle estirpare l’eresia e riportare la situazione all’ortodossia. Nei primi mesi del 1300 come primo gesto gli inquisitori rimossero il corpo di Guglielma dall’abbazia, probabilmente cremandolo assieme a ogni oggetto e rappresentazione della donna. I suoi seguaci furono processati: di alcuni si sono trovati gli atti di condanna al rogo, di altri la sorte è rimasta incerta. Esiste una “Chiesa cattolico-guglielmita” che sostiene di essere la continuatrice degli insegnamenti di Guglielma la Boema e che ha un “Matriarcato di occidente” guidato da una papessa.

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Sulla torre nolare, detta “Ciribiciaccola” e datata 1329-1340, si dice che i piccoli di cicogna (i “ciribiciaccolini”) sbattessero incessantemente contro i colonnini durante il periodo della nidificazione, “chiacchierando” tra sé. Si dice che le cicogne, anche presenti nel simbolo dell’abbazia, se ne siano andate alla fine della pestilenza del 1574.

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Numerosi i particolari sorprendenti dell’abbazia. Uno per tutti: a un lato dell’altare c’è una piccola statua di Cristo con un cappio al collo. Nella tradizione evangelica non risulta assolutamente un episodio che richiami questa immagine, che invece richiama immediatamente un antichissimo rituale di origine egizia e poi essenica simboleggiante la resurrezione in vita.

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Nel cimitero dei monaci è sepolto anche Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, sospetto membro di organizzazioni esoteriche.

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Emblematica la figura del fondatore dell’abbazia: San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), monaco cistercense che passò alla storia perché redasse la “regola” dell’Ordine dei Templari, fondato peraltro dal suo parente Ugo Payns, la quale spinse papa Onofrio II a riconoscerlo ufficialmente nel 1128.

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Recentemente, il pavimento del chiostro vicino alla colonna annodata si è misteriosamente alzato, formando un rigonfiamento di circa un metro. Stesso fenomeno si è verificato anche dentro la chiesa. Qualcuno ha divelto alcune piastrelle per vedere cosa fosse successo, ma il fenomeno è tutt’ora privo di spiegazioni.

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Le colonne annodate (colonne ofitiche) visibili all’interno del complesso sono opera dei Maestri Comacini. Approfondisci.

Spunti videoludici

Il cosmo chiuso dell’abbazia, costellato da simboli misteriosi da rintracciare in dettagli architettonici o negli affreschi, nelle sculture o in anfratti segreti, è senz’altro evocativo sotto il profilo di una narrazione ambientale: dall’esplorazione di questi scenari emerge direttamente la loro storia, la quale inevitabilmente rievoca i loro misteri.

Interessante il fatto che le principali figure che hanno occupato l’abbazia appartengano a ordini di qualche tipo: all’interno vi si incontrano i Templari, i monaci cistercensi, gli inquisitori, i Guglielmiti. Ogni personaggio rilevante (San Bernardo di Chiaravalle, Guglielma la Boema) è a capo di una sua “organizzazione”: un universo così suddiviso e stratificato non può che far pensare a una convergenza di mire e obbiettivi, di aspirazioni e di losche trame, trasformando di fatto l’abbazia in uno snodo di rivalità tra “famiglie”, sulla scia di quella vista di recente in celebri narrazioni (vedi Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin).

L’espediente della zona paludosa contribuisce a chiudere il microcosmo dei cistercensi, di fatto impedendo un semplice ingresso/fuoriuscita dal complesso di edifici, attorniato da una zona impervia.

La costruzione dell’abbazia, lunga e perigliosa, non può che far pensare infine a un videogioco di stampo gestionale o strategico, finalizzato all’edificazione del maestoso insieme di edifici.

[Bibliografia]
AA.VV., Chiaravalle. Arte e storia di un’abbazia cistercense, Milano, Electa, 1992, ISB
P. Caccin, L’abbazia di Chiaravalle milanese – Il Monastero e la Chiesa – Storia e arte, Milano, Moneta, 1979

[Sitografia]
Monastero di Chiaravalle
Abbazia di Chiaravalle

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